12/02/2013
Una suggestiva scena del "Macbeth" rappresentato al Comunale di Bologna.
Il Teatro Comunale di Bologna, grazie al Macbeth inaugurale, ha assistito al più straordinario fenomeno di metamorfosi vocale avvenuto nel dopoguerra. La 55enne americana Jennifer Larmore, dopo una prestigiosa carriera come mezzosoprano rossiniano (tra l’altro prese parte al Conte Ory della Scala nel 1991 e fu protagonista dell’Italiana in Algeri al Rossini Opera festival nel 1996), ha varcato il Rubicone della vocalità approdando all’erta sponda di Lady Macbeth, personaggio verdiano fra i più ardui vocalmente non meno che scenicamente. È come se Carolina Kostner fosse passata dal pattinaggio artistico all’hockey su ghiaccio: è indispensabile saper pattinare in entrambe le discipline, ma approccio e obbiettivi sono diametralmente opposti.
Agli accellenti esiti rossiniani la signora Larmore ha fatto dunque seguire una più che rispettabile esibizione verdiana, imponendosi per la prestazione vocale – caratterizzata da un timbro aspro e graffiante quale Verdi stesso desiderava e da un fraseggio sempre pertinente (la magistrale scena del sonnambulismo riuscì un autentico pezzo di bravura) – e per una presenza scenica giustamente opprimente nella sua scabra asciuttezza diabolica.
La Larmore si è inserita in un dispositivo scenico rispondente in maniera perfetta al concetto di arte totale proposto da Robert Wilson: il «suo linguaggio visivo e gestuale che integra luce, suono, tempo, spazio e azione», ha scritto il sovrintendente Ernani, può «far comprendere come le tensioni artistiche del passato possano vivere nel presente e parlare al pubblico di oggi il linguaggio universale di un’arte la cui evoluzione è perennemente in corso».
Ne è sortito uno spettacolo di altissimo livello, ispirato al Teatro
Kabuki, con un uso eccezionale delle luci, che fa onore a Bologna che ne
ha promosso la realizzazione.
Accanto a una professionista di tali risorse, gli altri interpreti hanno
ancor più faticato a reggere il confronto: il Macbeth volonterosamente
impegnato di Dario Solari, il solido Banco di Riccardo Zanellato, i
promettenti Roberto De Biasio (Macduff) e Gabriele Mangione (Malcolm).
Buona la prova del coro e come sempre efficace nel concertare e nel
tirare le fila il maestro Roberto Abbado. Entusiastica la reazione del
pubblico.
Giorgio Gualerzi