22/09/2011
Una scena della "Gemma di Vergy" andata in scena a Bergamo.
Gemma di Vergy, nonostante il libretto sconclusionato, fu una delle opere donizettiane più popolari dell’Ottocento. Protagonista è la gelosia femminile all’ennesima potenza, impersonata da Gemma, castellana francese del XV secolo ripudiata dal marito, che richiede un soprano drammatico di agilità dotato di grande temperamento e di prestigio scenico (la prima fu la talentuosa Giuseppina Ronzi De Begnis). Riportata in vita nel 1987 dal Festival di Bergamo grazie ad Adriana Maliponte, l’opera è riapparsa ora nella stessa sede, penalizzata dalla connaturata debolezza drammaturgica, ma esaltata dal prevaricante delirio della bistrattata Gemma. Costei ha trovato un’eccellente interprete in Maria Agresta, la migliore delle giovani voci sopranili espresse dal nostro Paese. Il suo notevole patrimonio vocale attende soltanto di essere disciplinato e orientato nella giusta scelta del repertorio, dalla quale dipende il suo più o meno brillante avvenire.
Il tenore Gregory Kunde, già belcantisia di notevole fama, si è presentato nella nuova veste romantica, imponendo i diritti di una riaffermata classe di cantante e interprete. Il baritono Mario Cassi ha fatto valere le risorse di un canto elegante e sfumato che abbisogna però di una maggiore spinta propulsiva per emergere compiutamente. Lo spettacolo di Angelo Sala e Laurent Gerber si è fatto particolarmente apprezzare per la sobria eleganza, mentre la bacchetta di Roberto Brizzi Brignoli ha imposto al tutto la sigla di una efficace professionalità
Giorgio Gualerzi