19/04/2011
Il regista Nanni Moretti.
Il Nanni Moretti che non ti aspetti. Sarcastico e premonitore, con Il caimano, nel preannunciare i guai giudiziari per Berlusconi e la deriva barbarica della politica italiana. Intimista e toccante, con Caro diario e La stanza del figlio, nell’indagare lo smarrimento di fronte alla forza terribile dei sentimenti. Ironico e sferzante, con Palombella rossa, nell’analizzare lo sbandamento della sinistra italiana. Quale tono avrebbe scelto per il suo attesissimo Habemus Papam? Soprattutto, chi glielo faceva fare ad affrontare un tema così delicato dopo già aver detto la sua sulle difficoltà di attualizzare la fede nel contesto moderno con La messa è finita?
Gruppo di cardinali in una scena del film "Habemus Papam".
La risposta è arrivata all’affollata anteprima romana del film: due sale stracolme di giornalisti e critici. Perché Moretti non sforna film a getto continuo. Perché quando sceglie un soggetto lo fa annusando qualcosa che è nell’aria. Perché magari il suo modo di fare da sinistrorso un po’ snob può risultare a parecchi antipatico, ma dietro quella maschera di scontrosità si nascondono un cuore e un’intelligenza mai proni alla convenienza. Splendide le sequenze iniziali. L’attesa. La preghiera. La folla che partecipa commossa ai funerali, sul sagrato di Piazza San Pietro, di Papa Giovanni Paolo II. Immagini poco viste. E quella cassa povera, spoglia che pare ricordare il peso dell’eredità di Karol Woytjla, difficile da raccogliere.
L'attore francese Michel Piccoli nel ruolo del Papa.
Non meno suggestive le scene dei cardinali elettori in processione per entrare in Conclave. E qualche graffio di Moretti, soprattutto a cronisti Tv che commentano con la stessa superficialità con cui parlerebbero di un evento sportivo. Rigorosa e affascinante, invece, la ricostruzione del film le cui riprese si sono svolte fuori del Vaticano: nel meraviglioso Palazzo Farnese dell’ambasciata di Francia e in una Cappella Sistina ricostruita a Cinecittà dalla scenografa Paola Bizzarri (bravissima così come la costumista Lina Nerli Taviani). Risultato? Grande verosimiglianza. Emozione assoluta. E la sensazione di ritrovarsi lì dove nessuno può mai stare. Regista compreso. E il film assume la dimensione del sogno.
L'attrice Margherita Buy, nel film ex moglie dello psicanalista Moretti.
“La scintilla sono state le dichiarazioni che io e i miei sceneggiatori, Francesco Piccolo e Federica Pontremoli, abbiamo sentito pronunciare ogni volta dal neo Papa: la sensazione di smarrimento e inadeguatezza”, spiega Moretti dopo la proiezione del film, nell’incontro non programmato ma prevedibile dopo la notizia dell’invito in concorso a Cannes. “Che cosa prova l’uomo chiamato a guidare spiritualmente un miliardo di persone?”. Moretti evita dispute teologiche, dà per scontata le fede, non affonda il coltello nella piaga di rivalità che pur esistono in seno a parte della Chiesa. Tanto meno adombra influenze politiche. Il suo sguardo su quegli uomini anziani chiamati a scegliere la guida della Chiesa è affettuoso, caldo, partecipe. Come un punto di vista dall’interno. E al momento di vergare la scheda ognuno, in cuor suo, supplica Dio di non essere scelto, non si sente degno. E’ così che non esce fuori il nome del favorito, il Cardinal Gregori, bensì quello del più mite (e forse più meritevole) cardinale Melville. Solo che lui non se lo aspetta. Lì per lì, preso alla sprovvista, accetta. Ma poi…
Ancora Michel Piccoli nei panni del Pontefice.
Ecco l’altra trovata di Moretti: affidare il ruolo dell’eletto a Michel Piccoli. Attore eccelso e uomo sensibile, Piccoli tratteggia un Pontefice che non ha nulla di caricaturale. Schiacciato dalla responsabilità, non ha la forza si affacciarsi a benedire i fedeli. Si chiude nelle sue stanze. Poi si confronta con un luminare della psicoanalisi convocato in fretta e furia (lo stesso Moretti in un ruolo di un’autoironia corrosiva). Dopo, protetto dal portavoce (uno Jerzy Stuhr che ricorda Navarro Valls), esce di nascosto dal Vaticano per un altro consulto. Inutile. Allora semina la scorta e si mescola alla gente. Un bar, un albergo, le prove di una compagnia teatrale, sua vera passione. Ovunque, attesa per il nuovo Papa. “Ho osato proporre un provino a Piccoli. L’ho raggiunto a Parigi, in agosto”, racconta Moretti. “Gli ho detto che ero felice se avesse accettato”.
Lo psicanalista (Nanni Moretti) mentre fa giocare i cardinali a pallavolo.
Mentre Moretti psicologo organizza per i cardinali chiusi in Vaticano un senile torneo di pallavolo (e qui gigioneggia nel tratteggiare le umane debolezze di questi vecchi signori, dipinti come anime candide totalmente avulse dalla realtà), è l’intenso volto di Michel Piccoli che narra incertezze e turbamenti del neo Papa. Fino al rientro in Vaticano. La nuova vestizione poi i passi verso il balcone. La sua voce pronuncia le parole più importanti.
Il Pontefice in borghese con il suo portavoce (Jerzy Stuhr).
“In questi giorni di attesa vi sarete chiesti dov’è il Papa?”, esordisce col sorriso dolce che fa pensare ad Albino Lucani. “Se il Signore ha voluto che fossi scelto non può aver sbagliato. Ma ciò mi schiaccia, mi confonde. La Chiesa oggi ha bisogno di una Guida che porti grandi cambiamenti, che cerchi l’incontro con tutti, abbia capacità di comprensione per tutti. Chiedo perdono a Dio per ciò che sto per fare. Ma, con sincerità, non mi sento in grado di sostenere questo ruolo... Io non posso condurre, ma devo essere condotto. La guida di cui avete bisogno non posso essere io”. E se ne va.
La locandina dell'ultimo film di Nanni Moretti.
Il senso del film in due minuti. Vuol dire che, secondo Moretti, oggi la Chiesa e la sua guida non sarebbero all’altezza delle sfide della modernità? “La folla dei fedeli, in piazza San Pietro, reagisce bene alle parole del neo Pontefice”, dice il regista dopo averci pensato su. “La sensazione è che sia contenta, ne tragga conforto, che in qualche modo si senta compresa”. Insomma, pugno di ferro in guanto di velluto? Presunzione di un laico impenitente? O prezioso spunto di riflessione per la Chiesa e una società entrambe smarrite di fronte all’immigrazione, alla fame, alla crisi di valori? “Quasi ogni lettura è lecita. Ogni spettatore è diverso e ha diritto a farsi la sua idea. Sottolineo però quel quasi”, dice Moretti. “Interpretazioni malevoli sono lungi dalle mie intenzioni. Io ho solo raccontato una storia”.
Maurizio Turrioni