14/09/2011
La Staatsoper di Vienna mentre esegue il "Fidelio" alla Scala di Milano.
I confronti fra i grandi teatri europei servono soprattutto a stimolare la competitività. La visita alla Scala della Staatsoper di Vienna, esportatrice di un applauditissimo Fidelio in forma di concerto, ha confermato la solidità di fondo del complesso viennese, il quale poggia su un’orchestra efficiente e su un coro sonoramente (anche troppo) compatto. Dal podio Franz Welser-Möst è stato un condottiero a volte trascinante (come nella Leonora n. 3).
Qualitativamente non certo inferiore il Requiem di Verdi diretto da Barenboim a Vienna per ricambiare la visita.
Il cast del beethoveniano ha dato un’impressione di omogeneità al di là del valore, non certo trascurabile, dei singoli. Nina Stemme è una Leonora di buon livello, ampiamente meritevole del premio Abbiati conferitole quest’anno dalla critica italiana. Peter Seiffert è uno fra i pochissimi tenori tedeschi da tempo degni di menzione, anche se si sta avvicinando il momento della frutta. Albert Dohmen ha perduto molto dello smalto di anni fa, e vocalmente il suo Pizarro poco ha della vigorosa incisività richiesta. Persuasivo il Rocco di Hans- Peter-König. Adeguati gli altri, con un pizzico di curiosità per Norbert Ernst (Jaquino), singolare incrocio fra il direttore Eric Kleiber e l’attore Peter Lorre.
Giorgio Gualerzi