15/03/2011
Uno scatto notturno del Museo Nazionale dell'Automobile di Torino rinnovato dall'architetto Cino Zucchi.
Un tempio delle quattroruote a Torino, nel verde Parco del Valentino, sulla rive gauche del Po, a poca distanza dal Lingotto: qui, François Confino, architetto e scenografo svizzero, ha reinventato il Museo Nazionale dell’Automobile che nella sua prima versione era stato inaugurato alla vigilia del centenario d’Italia, il 3 novembre del 1960.
Chiuso per quattro anni, il museo ripensato in chiave contemporanea dall’architetto Cino Zucchi, tornerà a vivere sabato 19 marzo con la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. L’investimento di 33 milioni di euro ha restituito un aspetto imponente, rivestito di vetro dove i due corpi in origine scollati sono stati riuniti, creando una piazza coperta, cuore pulsante del museo.
Non è più un’esposizione di auto, ma una storia in movimento. È il racconto di un mito, di un desiderio, ma anche di uno strumento che accompagna la nostra vita quotidiana. Un ponte tra passato e presente che ospita una collezione di duecento auto di 85 marche diverse. «Non è più sufficiente, come succedeva in passato», spiega François Confino, «presentare una serie di automobili allineate con semplici didascalie scritte contenenti le informazioni essenziali relative a ciascun modello. Al fine di correggere questa sensazione di immobilismo si è previsto di introdurre il movimento ricorrendo a espedienti museografici e scenografici innovativi».
Da Leonardo agli Anni Sessanta
Le trenta sezioni firmate dallo scenografo Confino raccontano
attraverso le auto la storia del Ventesimo secolo in sequenza
cronologica, iniziando da “Genesi”, ossia l’era in cui Leonardo Da
Vinci sognava di liberare gli uomini dalla schiavitù del trasporto.
Il passaggio successivo è un salto nella rivoluzione industriale, dove
il simbolo è una carrozza a vapore costruita a Torino nel 1854 da Virginio
Bordino. A “Tutta velocità” si entra nel Novecento con la Jamais
Contente del belga Camile Jenatzy, primo veicolo al mondo a
superare il muro dei 100 chilometri all’ora. Arriva la grande guerra con
due vetture protagoniste: Renault AG - Fiacre Paris (1910), il
taxi che portò i soldati francesi al fronte sul Marna salvando Parigi
dall’invasione tedesca, e la Fiat 4 (1911), utilizzata nella
versione militare dall’esercito italiano.
E poi i “folli anni Venti e Trenta”, tempo di charleston e jazz,
con la Rolls Royce e la Isotta Fraschini 8 che conquista Rodolfo
Valentino. Alla grande crisi del ’29 Confino dedica una
sezione intitolata appunto “Tutto cambia” per ricordare l’imporsi dei
regimi totalitari con l’inquietante Mercedes Benz 500 K (1936),
prediletta dai gerarchi nazisti. È anche una generazione di vetture
destinate a fare epoca: dalla Fiat 508 Balilla (1932) alla Citroen
Traction Avant (1934), fino alla Fiat 500, la più piccola
mai costruita. Ma l’Italia rinasce proprio attraverso il lavoro che
produce la Cisitalia 202 (1948), talmente bella da finire al Moma
di New York, la Fiat Multipla (1955) e l’elegante Alfa
Romeo Giulietta Sprint (1954).
E ancora, il boom economico degli anni Sessanta rivive con la Fiat
600 (1955) e la Fiat 500 (1957). A seguire, la prima crisi
petrolifera che apre la strada all’austerity, ma poi si torna di nuovo
in pista con gli anni Novanta e la globalizzazione con tutta la sua
ricaduta sull’economia mondiale e la nuova coscienza ambientale.
Scendendo al primo piano la cronologia lascia il posto ai temi.
Qui, l’omaggio dello scenografo Confino a Torino, con le 70
aziende nate nel capoluogo piemontese che hanno fatto la storia
dell’auto, e ai modelli di Formula Uno che sfrecciano su uno
schermo lungo 50 metri. Si finisce al pianterreno con la sezione design,
che sarà aggiornata continuamente.
Sull’esemprio di musei come il Moma di New York, ci sarà anche un
bookshop, un centro di documentazone con ventimila volumi e una
caffetteria.
Ginevra Petrolo