01/03/2013
Il Museo dell'Opera di Prato.
Il 2013 è l’anno della fede; ed è anche l’anno delle celebrazioni per il ventesimo centenario dell’editto di Costantino sulla libertà religiosa. Ma il 2013 sarà soprattutto ricordato nella storia per la rinuncia di Papa Benedetto XVI. In questo annus terribilis, dunque, riemerge prepotentemente la fede come tema fondamentale, questione nodale, possibile risposta – non scontata per i credenti e non da escludere per i non credenti – alle domande inquietanti della vita e della storia, dell’economia e della politica. E con la fede riemerge la sua sorella minore, l’ancella della fede: l’arte, la bellezza. Senza arte la fede non avrebbe attrazione, sarebbe una chance per pochi eletti. Senza l’arte la fede sarebbe zoppa, e non potrebbe osare di proporsi a tutti, di proclamarsi cattolica, universale. Senza l’arte la fede perderebbe immediatamente suono, senso, colore, attrattiva. Lo sapeva bene Gesù che parlava in parabole, mostrava la bellezza dei gigli del campo, guariva i malati impastando la terra con mano d’artista come Dio Padre nella Creazione impastò Adamo ed Eva modellandoli nel fango.
L’alleanza tra arte e fede, tra la Chiesa e gli artisti, si è persa nei secoli e ci sono voluti due grandi Papi come Paolo VI e Giovanni Paolo II per recuperare questo antico legame, proponendo agli artisti una collaborazione che fu attiva fin dagli inizi del cristianesimo. Le prime chiese risplendevano infatti di mosaici e affreschi mentre le sacrestie delle antiche cattedrali, dove si riponevano vesti liturgiche e oggetti sacri, divennero ben presto i primi musei della storia cristiana. Poi nacque il Tesoro del Duomo e il più esteso Museo della cattedrale.
Aittività per i bambini al Museo diocesano di Reggio Calabria.
In questi ultimi trent’anni, in Italia l’immenso patrimonio è stato
ordinato con cura e una trentina d’anni fa sono nati i Musei diocesani.
Oggi sono oltre 200 riuniti nell’associazione Amei, ma sono molti di più
– quasi mille – i musei d’arte cristiana sparsi nel nostro territorio.
Per fare riemerge le ricchezze di questi luoghi spesso snobbati con
pregiudizio dai percorsi turistici, l’associazione Musei ecclesiastici propone una “due giorni” di apertura gratuita: sabato 2 e
domenica 3 marzo dunque porte aperte all’arte sacra. Si tratta di luoghi
già belli in sé dal punto di vista architettonico, artistico e
spirituale, ambienti quasi sempre collegati a splendide chiese. Pensiamo
al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze o di Siena. Pensiamo al Museo
diocesano di Milano affacciato sui chiostri di sant’Eustorgio e alla sua
grande basilica dove si conservano le reliquie dei Magi.
Spazziamo via però subito un dubbio. A chi pensi che nei Musei
ecclesiastici si trovi un’arte di serie B lanciamo la sfida: sabato 2 e
domenica 3 marzo visitate il Museo diocesano della vostra città e poi
scriveteci in questo sito. Chi abita a Cortona scoprirà così che può
ammirare l’Annunciazione di Beato Angelico. Chi abita a Prato potrà
vedere Caravaggio, Donatello e Bellini. A Città di Castello
Pinturicchio, Giulio Romano e Rosso Fiorentino. E a Rossano calabro il
famoso Codex purpureus, una delle più antiche e affascinanti miniature
esistenti al mondo.
Il museo diocesano ha un’altra importante caratteristica: quello di
rappresentare, per il territorio su cui insiste – la diocesi – un
esempio di “museo diffuso”. Infatti i musei diocesano raccolgono,
valorizzano, restaurano e restituiscono ai luoghi d’origine (chiesa,
cappelle, monasteri) quelle opere che altrimenti, per mancanza di fondi e
di cura, resterebbero in uno stato di abbandono.
Trovate l’elenco dei
70 musei ecclesiastici che hanno aderito all’iniziativa di sabato 2 e
domenica 3 marzo e ulteriori approfondimenti sul sito dell’Amei:
www.amei.biz
Gli affreschi di Tiepolo al Museo diocesano di Udine.
Tra i Musei diocesani aperti in questo fine settimana da non perdere quello del palazzo arcivescovile di Udine che fu sede del patriarcato di Aquileia, che mantenne l’autonomia ecclesiastica del Friuli Venezia Giulia fino al 1751 quando fu sostituito dalle due arcidiocesi di Udine e di Gorizia.
Qualche anno prima, tra il 1727 ed il 1728, sotto i patriarchi Dolfin (principi veneziani) Giambattista Tiepolo, il “mago della pittura”, realizzava nel palazzo arcivescovile, oggi sede del Museo diocesano, una serie di affreschi (260 metri quadrati) con le storie di Abramo, Isacco e Giacobbe, cui si alternano monocromi, statue di profetesse e figure dell’Antico Testamento. Nel riquadro centrale, tra due colonne, si estende l’affresco “Rachele nasconde gli idoli” in cui Tiepolo omaggia la sposa Cecilia: è suo il grazioso volto femminile di Rachele.
Alfredo Tradigo