01/05/2010
La danza dei delfini.
Basta immergersi e non è nemmeno necessario prendere un respiro profondo. Il viaggio di Oceani 3D, primo documentario subacqueo in 3D prodotto da Jean-Michel Coustou e diretto da Jean-Jacques e Francois Mantello, è di quelli che colpiscono lo sguardo e l’immaginario.
E i bambini, viaggiando tra i fondali marini, con lo squalo che – complici gli occhialetti e la terza virtuale dimensione – nuota fino a metà sala, si divertono da matti. Ridono, i piccoli tanto i grandi meno, alle battute di Aldo, Giovanni e Giacomo, per l’occasione nella parte di insoliti doppiatori.
A chi aveva presente il film in lingua originale, con una voce fuori campo più compassata e tradizionale, il doppiaggio per così dire d’autore è piaciuto poco. C’è chi teme che, nell’ironia, la voce del trio vanifichi la finalità della pellicola, realizzata con il sostegno del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente: si tratta di far capire a chi guarda che il mondo meraviglioso in cui sta viaggiando potrebbe correre il rischio di sparire. Nessuna delle specie che incontriamo, guardando: dalla tartaruga che ci accompagna, al lamantino (che gli antichi scambiarono, nella sua goffaggine, per una sirena), si salva dal pericolo più o meno immediato di estinzione. E il messaggio, alla fine è chiaro. A patto che un adulto seduto vicino si faccia carico di spiegarlo ai più piccoli che ancora non leggono con disinvoltura.
A chi ha visto il film pensando ai bambini sembra che le voci dei tre comici, in vero un po’ impacciatelle nel doppiaggio e “vittime” di battute troppo semplici per un orecchio adulto, abbiano in realtà il positivo effetto di conquistarsi la simpatia dei più piccoli, suscitando un sentimento di protezione, che una voce più compassata, scientificamente rigorosa, potrebbe anche non trovare.
(Il film è nelle sale dal 30 aprile. Ricordiamo che il Consiglio superiore di sanità sconsiglia l’uso degli occhialetti per la visione in 3D ai bambini al di sotto dei 6 anni).
Elisa Chiari