27/01/2011
Una scena del Parsifal di Richard Wagner andato in scena al Teatro Regio di Torino.
I lunghi anni trascorsi fra il concepimento di Parsifal, recentemente andato in scena al Regio di Torino, e la sua composizione, trovano simmetrico risalto nelle quattro ore e un quarto di musica: sempre di alta e sorvegliata fattura, con il rischio tuttavia di scivolare talora nella monotonia.
Tema centrale è il profondo insanabile contrasto fra il peccato, impersonato da Kundry, e la proposta redentrice del Graal, alla cui difesa si è votato Gurnemanz in attesa di Parsifal in veste di salvatore.
Protagonista all’altezza del difficile compito si è rivelato il tenore Christopher Ventris, mentre un Gurnemanz padrone assoluto della parte è apparso il basso Kwangchul Youn, e una Kundry di solidissimi mezzi vocali è stata Christine Goerke Holloway.
Completavano il cast il dolente Amfortas di Jochen Schmeckenbecher, l’incisivo Klingsor di Mark Doss e il solenne Titurel del veterano Kurt Rydl.
Il direttore Bertrand de Billy, ben coadiuvato dall’orchestra e dall’efficientissimo coro, ha offerto una lettura diligente ma priva di approfondite vibrazioni.
Lo spettacolo di Federico Tiezzi, pur fra alcune stranezze, ha evitato i consueti stravolgimenti cui ci hanno abituato i registi tedeschi, con soddisfazione del pubblico giustamente caloroso.
Giorgio Gualerzi