15/02/2012
Dolcenera (foto Ansa).
Finalmente! Da quest’anno il Festival di Sanremo torna a quattro serate e speriamo che, pensandoci un po', l’anno prossimo ripensi alla sua formula iniziale: le tre serate che l’hanno fatto diventare l’evento musicale più famoso del mondo. Dunque, Sanremo comincia stasera. Ma quel che l’ha ridotto così è accaduto e vale la pena di raccontarlo.
Ieri sera neanche il più improvvisato dei direttori artistici avrebbe consentito lo scempio che è stato perpetrato nei confronti dello spettacolo. Inizio di chiacchiere, poi Luca e Paolo che ripetono la scenetta di un anno fa e si lamentano che il pelato (leggi Berlusconi) ha tolto loro l’ispirazione. Dopo un’ora la prima canzone. Il sonoro non è perfetto, anzi a dirla tutta, le voci degli interpreti si impastano con la musica e il risultato è desolante.
Un guasto tecnico? Macchè, per risparmiare i quattrini destinati ad
altri e alti compensi, si sono indebolite le risorse tecniche, si è
lavorato troppo in fretta e l’affitto del teatro è stato ridotto
all’osso. Tirava aria grama a Sanremo, ma non per i controlli del fisco,
bensì per l’atmosfera tesa creata da quello che doveva essere l’avvento
o se preferite l’evento.
Samuele Bersani (foto Ansa).
La valletta della repubblica ceca era stata ricoverata al pronto
soccorso perché colpita da una forma acuta di cervicale e Belen,
chiamata in extremis con Elisabetta Canalis a sostituirla, non aveva
nemmeno un vestito all’altezza della serata, tanto che s’è dovuta
adattare a usare quello della collega ricoverata, col rischio da un
momento all’altro di lasciarlo sul palco. Poi l’incidente, incredibile,
del sistema di votazione in tilt, senza che ci fosse una più che
logica alternativa. Così i cantanti si sono esibiti a vuoto e tutto è
stato rinviato alla seconda serata. Poi dieci minuti o quasi di spot
per sgombrare il campo all’eletto, che disdegna la pubblicità.
Un’ora dopo inizia la seconda inutile parte. Morandi vaga sul
palcoscenico e un crudele primo piano dimostra per la prima volta tutti
gli anni che ha. Rocco Papaleo, attore di razza, col Festival non ci
piglia, sembra capitato lì per caso e il copione gli assegna il ruolo
di un uomo di mezza età ossessionato dalla mancanza di belle donne.
Peccato, un occasione mancata alla quale Rocco teneva ma che certamente
non ripeterà.
Le canzoni, comunque, anche se mortificate, ci sono. Benissimo Renga;
bene,
a sorpresa D’Alessio e Loredana Bertè; una sicurezza Noemi, Dolcenera,
Arisa e Nina Zilli. Nobile il cantautore Samuele Bersani; sempre più
enigmatica Emma, voce splendida, testo da “tradurre”; piacevoli i Matia
Bazar e sorprendente Irene Fornaciari, la figlia di Zucchero.
Irene Fornaciari (foto Ansa).
Stasera, finalmente, ascolteremo i giovani che ieri, per la megalomania
del solito noto che ha occupato il teatro, non hanno nemmeno potuto
provare. Ragazzi: il mondo della musica qualche volta è questo. A
proposito, nonostante i proclami del direttore Mazza il confronto tra
gli ascolti di quest’anno e l’anno scorso sono quasi identici. Niente
boom come auspicato da Mollica, che come il Re Mida fa diventare sublime
ogni argomento che tratta.
Eccoli in dettaglio:
2011 prima parte 14 milioni 175 mila
2012 14 milioni 378 mila
Seconda parte 2011, 9 milioni 387
2012, 8 milioni 451 mila
E pensare che quest’anno Mediaset non fa contro programmazione.
Un’ultima nota. Alla conferenza stampa milanese, quando Mazzi (speriamo
per l’ultima volta) direttore artistico annunciò la partecipazione di
Celentano, gli chiesi che cosa avrebbe fatto Adriano sul palcoscenico e
lui rispose testualmente:”tutto quel che vorrà”. Così oggi il Festival è
stato commissariato. La direttrice generale Lorenza Lei ha mandato a
sistemare le cose il vicedirettore Antonio Marano. Mazza glissa, però da
stasera potrà starsene tranquillo in prima fila a dedicare standing
ovation, speriamo, a chi se le merita veramente. Il Festival ha
rischiato il coma. Da oggi, mi auguro, riprenda a ragionare con la
propria testa.
Gigi Vesigna