11/06/2013
Una scena di "La radio e il filo spinato" su padre Kolbe.
Per la terza edizione della rassegna, diretta da Fabrizio Fiaschini, “I teatri del sacro” a Lucca, dal 10 al 16 giugno, sono in programma 22 spettacoli in prima nazionale ad ingresso libero.
Dopo Valter Malosti che con Clarel di Melville, poema in cui lo scrittore americano rievoca il suo viaggio in Terra Santa, ha aperto il festival, saranno in scena artisti come Maddalena Crippa e il fratello Giovanni in Passione, omaggio a Testori nel ventennale dalla morte, Elena Bucci, Danilo Nigrelli, Carmelo Rifici.
Alcune figure esemplari della cristianità sono al centro della rassegna: padre Kolbe, don Tonino Bello, Ildegarda Von Bingen, Santa Teresa di Lisieux.
La radio e il filo spinato di e con Roberto Abbiati (11 giugno) è nato dall’idea «non solo di rievocare il gesto di sacrificio di padre Kolbe di offrire la sua vita al posto di un altro uomo nel campo di concentramento, ma dalla volontà di sottolineare come per lui il sacrificio fosse un gesto quotidiano - come racconta l’autore e interprete - tanto che, quando arrivava un giovane al campo, lui gli cedeva la sua razione di zuppa». Attraverso le testimonianze di alcuni sopravvissuti alle persecuzioni naziste, viene così tratteggiata la figura del sacerdote polacco, che era appassionato delle onde radio, ritenendo che esse potessero superare il filo spinato del campo di Auschwitz per portare un messaggio di fede e di speranza.
Lo spettacolo utilizza la recitazione e la musica dei Rolling Stone, grintosa per evidenziare la forza di padre Kolbe. La scena è animata da alcune marionette, che interagiscono con gli attori, realizzate da Abbiati stesso. Toccante è la testimonianza dell’ufficiale medico che fece l’iniezione di acido fenico al sacerdote: «Il primo ad aver capito e ad essere stato impigliato nella rete della filosofia di padre Kolbe è stato proprio chi lo ha ammazzato quando ha capito, ricordandola, il senso dell’ultima frase pronunciata da padre Kolbe “l’odio non serve a niente…solo l’amore crea”».
Un sacerdote è anche il protagonista di Croce e fisarmonica di Carlo Bruni ed Enrico Messina, dedicato a don Tonino Bello, vescovo e presidente nazionale di Pax Christi. La figura del sacerdote salentino ha colpito Carlo Bruni - che ne ha sempre sentito parlare anche perché suo zio era stato suo insegnante nel seminario di Molfetta – così da indurlo a realizzare prima un film L’anima attesa, di cui Bruni era l’interprete, con la regia di Edoardo Winspeare, e ora lo spettacolo teatrale che debutta il 16 giugno a Lucca.
Racconta Bruni: «un narratore (Enrico Messina) e un musicista (Mirko Lodedo che ha realizzato anche la colonna sonora del film) rievocano gli insegnamenti di don Tonino per risolvere gli inceppi della propria vita, facendo emergere il ruolo di guida e di pastore del sacerdote». Sta in mezzo alla sua gente attraverso i suoi due strumenti di lavoro, la croce e la fisarmonica che amava suonare «per commuovere, cioè muovere insieme la gente, che anche oggi lo considera come un vicino di casa – prosegue Bruni - nello spettacolo racconto di quando, diventato vescovo, apriva personalmente la porta ai visitatori o quando andava a cercare di acquisire nuovi fedeli, fuori dalla comunità parrocchiale, come i barboni nelle stazioni».
Un momento dello spettacolo su Ildegarda.
Emerge anche il don Tonino che prende provvedimenti concreti: nell’82-
’83 Molfetta, che era ricca e vivace, è colpita da una grave crisi
economica e il vescovo parla in modo duro a coloro che hanno predisposto
gli sfratti, ma poi passa all’azione diretta e apre la sua residenza a
nove famiglie rimaste senza casa; nel ’92, già divorato dal cancro allo
stomaco, parte per Sarajevo in piena guerra per difendere il primato di
pace di Pax Christi marciando a piedi nonostante i dolori lancinanti.
Appare l’amore di don Tonino per la sua terra, la Puglia nel descrivere
il mare e i paesaggi visti dal treno locale che lo portava da Alessano a
Ugento.
Ed emerge pure il microcosmo del suo paese in cui tra la sua
chiesa e il barbiere, dove andava a tagliarsi i capelli, ora c’è un
negozio di crêpes che spera di fare fortuna quando don Tonino diventerà
santo. «Anche in questo – commenta sorridendo Bruni - appaiono le
contraddizioni e le differenze: da un lato il ricordo della persona,
dall’altra le esigenze del commercio».
Tra le altre figure proposte si stagliano due donne dalla vita
esemplare: santa Teresa di Lisieux di cui, attraverso il racconto delle
sue consorelle, si rievoca la vocazione avuta da giovanissima e la
prematura scomparsa nel 1897 in La statua in frantumi per la regia di
Andrea Di Clemente (13 giugno), e Ildegarda von Bingen, protagonista di
un’opera lirica Ildegarda von Bingen, la luce dei secoli bui (15 giugno)
sulle musiche di Silvestro Sabatelli, con l’Apluvia Small Orchestra e
le coreografie del corpo di ballo Equilibrio Dinamico.
Ildegarda, definita da Giovanni Paolo II “la profetessa della
Germania”, autrice del testo teatrale Ordo Virtutum, era una figura
anticonvenzionale nel Medioevo poiché esce dal convento per incontrare
le autorità e criticare l’imperatore Barbarossa che aveva opposto due
antipapi al papa Alessandro III.
Il maestro Sabatelli spiega il motivo
della sua scelta: «Fra i personaggi della chiesa Ildegarda mi ha colpito
subito perché era una donna completa: una musicista, una letterata, una
scienziata, insomma per l’epoca una donna a 365° dalla forte
personalità. Insieme alla librettista, Angelica Di Franco, ci siamo
concentrati sulle caratteristiche che le hanno permesso di esprimere il
suo modo di pensare dimostrandolo con i fatti, cercando un dialogo
diretto anche con imperatore e papi.»
In Ildegarda si affianca alla recitazione la musica: «ogni apparizione
della protagonista è caratterizzata da una melodia gregoriana,
rielaborata dal suo testo Ordo Virtutum - prosegue Sabatelli - le
coreografie rappresentano le virtù di Ildegarda, saggezza, giustizia,
purezza, in una scenografia con al centro un tronco d’ulivo che si
illumina quando la santa vive momenti di misticismo.
L’orchestra è
collocata sul palcoscenico e simboleggia la voce del popolo che non
sempre capiva le idee di Ildegarda e non la sosteneva nelle sue
battaglie, mentre dalla mia opera lirica vorrei che Ildegarda
rappresenti un collegamento tra Dio e il popolo.»
Dove&quando
I TEATRI DEL SACRO, a Lucca dal 10 al 16 giugno 2013, 22 spettacoli a
ingresso libero. Info: per il programma completo www.iteatridelsacro.it
Albarosa Camaldo