14/01/2011
Inutile girarci intorno: la fisionomia dei personaggi principali di Animals United (il leone vegetariano Socrate e la vanitosa giraffa Gisella) ricorda molto quella di due protagonisti di Madagascar, il cartoon della DreamWorks campione d’incassi al botteghino. Il senso, però, della loro apparizione sullo schermo è assai diverso. Se là il leone Alex e la giraffa Melman, assieme ai loro compagni di prigionia nello zoo di New York, evadevano alla ricerca della libertà in nome del vero spirito dell’amicizia, qua gli animali non soffrono di alcuna crisi d’identità: sanno perfettamente quali siano i loro istinti primordiali e vivrebbero benissimo dove sono.
Il guaio è che tra i ghiacci polari, come nella savana africana o nel deserto australiano, la natura risente sempre più pesantemente delle scelleratezze dell’uomo: gli orsi bianchi vedono sciogliersi la banchisa, nel cuore del Continente nero si muore di sete mentre l’entroterra australiano è devastato dagli incendi. Nessun dubbio: è colpa degli uomini che parlano tanto di ecologia ma poi nulla fanno per salvaguardare il pianeta. Dopo l’amara delusione di Kyoto, finirà in un buco nell’acqua anche la prossima Conferenza mondiale per l’ambiente in programma a New York?
Dietro all’avventura e allo scatenato divertimento, Animals United (cartone digitale in
3D distribuito dalla Moviemax nelle sale a partire dal 21 gennaio) lancia insomma un messaggio agli spettatori più piccini: salviamo la natura per salvare noi stessi! Una forte
connotazione ecologista che lascia intuire la diversa origine del progetto. Animals United
non batte infatti bandiera a stelle e strisce ma è stato interamente realizzato in Germania:
60 disegnatori e 200 tecnici ci hanno lavorato per oltre due anni, negli studi della Ambient Entertainment di Hannover.
Ma
Animals United è, soprattutto, uno spassoso
cartoon. «Lo spunto mi era venuto anni fa leggendo La conferenza degli animali, fiaba pubblicata nel 1947 da
Erich Kästner, non solo superbo scrittore per bambini e fiero oppositore del nazismo ma anche pacifista convinto», spiega
Reinhard Klooss, produttore e regista di
Animals United in società con Holger Tappe. «Proprio come
La fattoria degli animali di Orwell, il racconto di Kästner è l’ironica parabola su un’utopia:
le creature si alleano per non lasciare il destino del mondo nelle mani della razza umana. Lui lo scrisse all’indomani delle distruzioni della Seconda guerra mondiale, una sorta di appello appassionato per la pace tra i popoli. Noi abbiamo soltanto aggiornato il messaggio: a minacciare oggi la nostra vita pacifica sono gli sprechi di risorse
naturali, l’inquinamento, gli stravolgimenti climatici causati dall’uomo».
Anche se a guidare la delegazione di bestie di tutti i continenti, giunta avventurosamente a New York per ammonire gli uomini, ci sono
il leone Socrate, la giraffa Gisella, l’elefante Angie, il bufalo Grugno, il canguro Toby e il gallo Charles, è indubbio che a menare la danza della protesta è l’animale più piccolo: Billy, una mangusta africana del Botswana. «Una volta l’anno, le acque dell’Okavango esondano nel deserto del Kalahari e il delta inondato diventa un vero e proprio Giardino dell’Eden», spiega Klooss. «Non poteva esserci location migliore per un film imperniato sulla crescente distruzione degli habitat naturali. Sì, perché oggi l’uomo minaccia anche quel delta col progetto di una diga».
Maurizio Turrioni