Una volpe di regista

Con "Fantastic Mr. Fox" Wes Anderson torna a stupire gradni e piccoli.

23/04/2010
Una scena di "Fantastic Mr. Fox".
Una scena di "Fantastic Mr. Fox".

Tipo fuori dal comune, proprio come i suoi film. Wes Anderson, 41 anni, texano trapiantato a New York, aria da eterno ragazzo (anche per la curiosa somiglianza col calciatore Leo Messi, asso argentino del Barcellona), è uno che non ama percorrere strade battute. Almeno quando imbraccia la cinepresa. «Un regista giovane con un punto di vista originale sulla vita», la definizione che di lui dà Adrien Brody (premio Oscar per Il pianista di Polanski) che tre anni fa, pur di girare Il treno per il Darjeeling, ha vissuto e lavorato per mesi in India con Anderson. «Lo considero lo Scorsese del futuro», la lusinghiera previsione fatta da Scorsese stesso. E che nel suo modo surreale di fare cinema ci sia qualcosa di speciale, per lo stile intriso d’ironia e malinconia, per quel suo sguardo sarcastico eppure tenero sulle debolezze umane, è dimostrato dal fatto che fior di attori come Gene Hackman, Anjelica Huston, Danny Glover, Gwyneth Paltrow, Ben Stiller, Owen Wilson accettarono di far parte del cast de I Tenenbaum (che nel 2001 ha lanciato Anderson a livello internazionale) pur se si trattava del film di un quasi esordiente.

Trascorsi i canonici tre anni, perché tanto gli ci vuole per passare da un progetto all’altro, l’efebico Wes torna a far parlare di sé per un altro cast stellare: George Clooney, Meryl Streep, Willem Dafoe, Owen Wilson, Bill Murray e il cantante Jarvis Cocker (leader della rockband Pulp) tutti assieme nello stesso film. E il bello è che hanno accettato rinunciando alla vanità dell’immagine, perché Anderson ha voluto solo le loro voci per dare spessore ai personaggi di Fantastic Mr. Fox, film d’animazione (in questi giorni nelle sale italiane dopo il buon successo Usa) ispirato all’omonimo romanzo di Roald Dahl. «Da bambino ho amato tutti i suoi racconti: La fabbrica di cioccolato, Matilda, James e la pesca gigante... Però Fantastic Mr. Fox non solo è stato il primo che ho letto, ma anche il primo libro che ho fisicamente posseduto», dice Anderson spiegando così la sua scelta di debuttare nell’animazione pur di portarne il personaggio sullo schermo.

«Mi piaceva tanto Mr. Fox perché era a suo modo eroico e vanitoso. E poi da ragazzino mi piaceva scavare: io e i miei fratelli eravamo fissati coi tunnel e i fortini sotterranei! Dahl è stato un autore straordinario proprio per questa sua capacità d’intercettare i sogni dell’infanzia». Più di un critico americano ha però trovato in Fantastic Mr. Fox riferimenti politici e sociali più adatti agli adulti che ai bambini. «Forse perché in una scena si vedono sullo sfondo dipinti che evocano un oscuro passato fatto di camicie nere e fez. O perché il volpone protagonista si batte per l’uguaglianza sociale. C’è perfino chi ha detto che questo film è un po’... comunista. Sciocchezze. Mr. Fox è una volpe anarchica, ma anche un eroe capace di conquistare il cuore dei bambini».
 
Come non parteggiare per questa sorta di Robin Hood che ogni notte sguscia via dalla tana nel bosco per scendere a valle e sgraffignare galline, formaggi, polli e ogni sorta di cibo ai tre avidi fattori inglesi della zona? È vero che gli animali avrebbero un’esistenza dignitosa ma a cosa serve se volpi, donnole, lepri, tassi sono poi costretti a fare la fame? – Mr. Anderson come mai ha scelto di animare il suo film in stop-motion, ossia con l’antica tecnica capace di dar vita ai pupazzi fotografandone i movimenti uno a uno? «Ne sono sempre stato affascinato. Trovo che per il mondo descritto da Roald Dahl, fatto soprattutto di animali, si adatti eccezionalmente bene. Se è vero che il procedimento è lungo e laborioso, è vero pure che il risultato ha una sua rudimentale eleganza. E poi fin da bambino vado pazzo per i pupazzi pelosi». – Come ha convinto star del calibro di George Clooney e Meryl Streep a dare le loro voci? «Fortuna. Hanno apprezzato il copione perché sono pure loro fan di Dahl. Insieme formano una coppia perfetta. Meryl, per la verità, mi ha detto di aver accettato anche perché questa era l’unica occasione che avrebbe mai avuto per fare la moglie di Clooney».

Maurizio Turrioni
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