05/08/2010
Una spettacolare scena di "Panico al villaggio".
Secondo una ricerca pedagogica, fra i personaggi ricorrenti che popolano l’immaginario infantile figurano il cowboy, l’indiano e il cavallo. Gli stessi che fungono da protagonisti in Panico al villaggio, film d’animazione realizzato da Stéphane Aubier e Vincent Patar. Derivato da una serie televisiva belga di grande successo e popolarissima in molti Paesi europei, Panico al villaggio è uno dei pochi film d’animazione ammessi all’esclusiva programmazione del Festival di Cannes.
Al centro della vicenda c’è un regalo di compleanno. Cow-boy e Indiano vorrebbero far dono a Cavallo di un barbecue e, per costruirlo, ordinano 50 mattoni a una fornace. Per una banalissima svista lo zero sulla tastiera del computer resta premuto per qualche secondo in più e di conseguenza i mattoni che Cowboy e Indiano si vedono consegnare diventano svariati milioni. Da qui una serie di disavventure, a cominciare dal fatto che la casa di Cavallo scompare sotto montagne di mattoni. E, come se non bastasse, la criminalità organizzata trafuga i muri appena ricostruiti, mentre dalla misteriosa Atlantide si muovono esseri con branchie e pinne.
Il postino in bicicletta che figura nei titoli di testa ne richiama subito alla mente un altro, quello di Jacques Tati in Giorno di festa. Ma del grande mimo francese c’è ben altro in questo film: c’è l’humour fantasioso e dissacrante di Monsieur Hulot, così come c’è quello poetico e surreale di Buster Keaton in cui confluisce lo spirito burlesco e irrazionale del vaudeville assieme a modelli del cinema horror e del fumetto avventuroso (dal Mostro della laguna nera a Tin-Tin) combinati con gag sparate a raffica. Con una tale varietà di gradazioni da soddisfare grandi e piccini nello stesso tempo.
Enzo Natta