28/02/2013
Valeria Mazza in Camerun per l'Unicef.
Già da bambina aveva un sogno nel cassetto. Quello di avere una bella famiglia e tanti bambini. L’ha realizzato ed è diventata anche una super top model. Ma fare del bene è sempre stato il motto di Valeria Mazza che, anche per quest’anno, ha voluto sostenere la campagna “Insieme contro il tetano neonatale” a fianco dell’Unicef e di alcuni sponsor italiani sensibili al problema. Solo in Italia, racconta la bella argentina, sono stati donati ai Paesi africani quasi 46 milioni di vaccini essenziali per ridurre il numero dei 130 milioni di donne (e dei loro bambini) che, ancora oggi, sono a rischio di contrarre questa malattia mortale, ma facilmente prevedibile.
Valeria è di passaggio in Italia e, con grande soddisfazione, annuncia un nuovo traguardo raggiunto. Il tetano è stato debellato anche in Camerun. Grazie al contributo delle famiglie italiane mancano all’appello solo 24 Paesi. L’obiettivo è quello di eliminarlo totalmente entro il 2015.
Lei ha sempre fatto volontariato?
«Sì, da quando avevo 13 anni. Abitavo a Rosario e frequentavo la piscina della città. Così mi hanno chiesto se volevo allenare i bambini che partecipavano alle Olimpiadi dei disabili. Ho subito accettato e da allora non ho più smesso di aiutare il prossimo, come posso».
Per la campagna contro il tetano neonatale è stata di recente in Camerun e in Tanzania. Cosa le hanno lasciato questi viaggi?
«Si entra a contatto con una realtà completamente diversa dalla tua. Sono situazioni che leggi, che ascolti, che conosci attraverso la televisione, ma quando le vedi persona assumono tutto un altro significato. Mi sono accorta che proprio nei Paesi dove c’è più bisogno c’è anche molta gioia e dignità. I bambini, pur non avendo niente, sono sempre affettuosi e contenti di quello che hanno. Molta gente potrebbe trarre saggi insegnamenti da quei popoli».
È vero che il prossimo primo di aprile, e non è uno scherzo, è stata invitata all’Università di Harvard per un incontro sulla sua immagine collegata alla charity?
«Confermo, il primo aprile sarò a Boston. Sono rimasta molto sorpresa e altrettanto contenta di questo invito. Sarà un’esperienza unica per me, una gratificazione e uno sprone a continuare a fare tutto quello in cui credo. Racconterò la mia esperienza di persona famosa ma con grande impegno nel sociale. La mission dell’Università, infatti, non è solo quella di creare professionisti preparati, ma uomini in grado di fare la differenza in tutto quello che andranno ad affrontare una volta finiti gli studi».
Valeria con i ragazzi di una scuola.
È bella l’immagine della donna che porta nel mondo…
«Se riesco a convincere anche solo una persona a fare qualcosa per gli
altri, è già un risultato raggiunto, per me. Tutti noi possiamo fare del
bene, ognuno con quello che ha. Non è necessario essere ricchi o
famosi. Anche nel nostro quotidiano possiamo ritagliarci un piccolo
spazio per aiutare chi ha più bisogno di noi».
Viene spesso in Italia dove è ancora molto amata. Con chi è rimasta in
contatto tra quelli con cui ha lavorato?
«Ho tanti amici, soprattutto nel mondo della moda».
Hai lavorato con Pippo Baudo, con Fabrizio Frizzi e tanti altri
artisti. Le piacerebbe condurre un programma televisivo, magari in
Italia? Se sì, come concilierebbe lavoro e impegni familiari?
«Mi piacerebbe molto ma, da quando ci sono i figli, la mia priorità
rimane sempre la famiglia. Cerco di organizzarmi in base alle loro
esigenze. I miei spostamenti sono tutti brevi e, spesso, mi porto dietro
tutti. Alejandro, mio marito, e i nostri 4 figli: Balthazar, Tiziano,
Benicio e la piccola Taina. Non rinuncio, però, al mio lavoro. Credo si
giusto non trascurare la famiglia e nello stesso tempo mi piace l’idea
che i miei bambini abbiano una mamma che lavori».
Se i suoi figli volessero intraprendere la sua professione, sarebbe
d’accordo?
«Nulla in contrario. Spero che i miei figli possano trovare la loro
strada e fare quello che piace loro. Non li influenzerò mai perché non è
giusto. L’importante è che, una volta fatta la scelta, la portino
avanti con responsabilità e impegno».
Qual è l’insegnamento più grande che vorrebbe lasciare loro?
«Educare è la scommessa più difficile dei genitori. La mia speranza è
che diventino brave persone, rispettose del prossimo. Che siano felici e
che possano, a loro volta, trasmettere felicità agli altri».
Un momento di festa con gli operatori camerunensi.
Ha paura di invecchiare?
«Non ho mai avuto problemi a dire la mia età. Quando mi guardo allo
specchio vedo la differenza ma non importa. Adoro festeggiare i
compleanni. Proprio la settimana scorsa ho spento 41 candeline. Ogni
stagione della vita vale la pena di essere vissuta. L’importante è
invecchiare con dignità. Uno stile di vita sano, poi, ti aiuta
tantissimo».
Anche l’Argentina ha attraversato un difficile periodo economico. Ora
lo sta vivendo l’Europa, Italia compresa. Voi come ne siete usciti? Come
hanno reagito gli argentini? «Purtroppo, noi argentini abbiamo vissuto diversi periodi difficili.
Siamo sempre riusciti a superarli. Anche l’Europa deve stringere i
denti, non rassegnarsi ma reagire adeguandosi al momento perché, se lo
si accetta, è più facile combatterlo».
C’è un personaggio italiano che apprezza particolarmente?
-
«Il mio mito da bambina era Raffaella Carrà e non posso certo
dimenticare Pippo Baudo. Aggiungo Eros Ramazzotti e Laura Pausini».
E quale stilista?
«Difficile sceglierne uno. È stato un onore lavorare con Giorgio Armani,
Gianni Versace, Valentino. Ho avuto la fortuna di lavorare in un
periodo dove c’erano solo grandi e veri stilisti».
Anche le modelle erano vere e proprie dive.
«Perché in quel periodo, mi conceda il gioco di parole, andavano di moda
le modelle».
Prossimo sogno nel cassetto?
«Sogni tantissimi. Sono del segno dell’acquario e posso dire di vivere
sognando, da sempre».
E allora diciamo progetti.
«Cerco sempre di reinventarmi per stare al passo con i tempi e con
l’età. Un mio profumo, occhiali, una rivista digitale dove scrivo di
moda e poi si vedrà!».
Monica Sala