23/04/2010
Attenzione agli assegni contraffatti: le banche non ne rispondono.
Una tipica controversia fra le banche e i loro correntisti è quella relativa al pagamento di assegni falsificati o contraffatti. In questo caso, i clienti si rivolgono al giudice accusando la banca di non essersi accorta che la firma sul titolo non era autentica, chiedendo il risarcimento del danno L’istituto di credito, da parte sua, si difende sostenendo che non era possibile rendersi conto dell’alterazione, negando, quindi, ogni responsabilità.
La Corte di cassazione, chiamata di recente ad occuparsi della materia (sentenza n. 8.127del 2010), ha avvallato la tesi della banca e respinto le pretese del cliente. Va detto che, mentre in passato i supremi giudici tendevano a far ricadere sugli istituti di credito le conseguenze del pagamento di assegni falsificati, attualmente la Corte ha cambiato orientamento e tende a considerare la banca responsabile solo qualora venga provato che essa ha agito con negligenza. Tuttavia, ha precisato la suprema Corte, la diligenza che si può pretendere dalla banca non può essere superiore rispetto a quella media esigibile da un operatore del settore. Di conseguenza, se da un attento esame a vista non è possibile capire che la firma è falsa, la banca va esentata da responsabilità. Agli impiegati di banca non è, infatti, richiesto di avere particolari competenze da un punto di vista grafologico, né attrezzature o strumenti meccanici o chimici per rilevare difformità nella firma, cancellature o abrasioni non apparenti. Insomma, il bancario non è un detective e, per tanto, se solo un’analisi “tecnica” consente di capire che l’assegno è alterato, l’istituto di credito non risponde del pagamento.
Claudia Balzarini