10/05/2010
Il writer napoletano Raffo al lavoro sui manifesti elettorali affissi abusivamente.
In molte città i muri sono ricoperti da disegni e scritte ad opera dei così detti writers. Dare sfogo alla propria creatività sui muri altrui, però, costituisce reato. Secondo l’art. 639 del Codice Penale, infatti, chiunque deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a 103 euro. La pena aumenta e il reato diventa procedibile d’ufficio se “il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate o su immobili compresi nel perimetro dei centri storici”. In questo caso la pena è la reclusione fino a un anno o la multa fino a 1.032 euro.
Pertanto, il rischio concreto può essere modesto se si decorano i muri che corrono lungo i binari ferroviari o le vecchie strutture industriali di periferia, dal momento che è molto improbabile che i proprietari se ne lamentino presentando querela. Viceversa, la possibilità di finire nei guai diventa concreta nei centri storici dove ogni angolo è ormai provvisto di telecamere e dove i proprietari degli edifici sono poco propensi ad apprezzare forme alternative di “arte” o - più spesso - messaggi e scritte di varia natura.
I giudici, dal canto loro, non sono molto inclini a giustificare chi realizza murales e anzi, in alcuni casi, gli imbrattamuri sono stati ritenuti responsabili del reato di danneggiamento (art. 635 Codice Penale) punito più severamente. Sono stati mandati assolti, invece, alcuni minori che avevano scritto e disegnato col gesso (materiale facilmente rimovibile) su un monumento privo di interesse artistico. Oltre ad affrontare il processo penale, chi dovesse essere “beccato” dovrebbe anche risarcire il danno e quindi pagare le spese per la ripulitura e ritinteggiatura delle facciate, spese tutt’altro che modeste.
Claudia Balzarini