22/04/2010
Con la nuova legge i call center possono chiamare liberamente a casa chiunque.
E’ una norma vergognosa decisamente da cancellare. Si tratta del telemarketing, che la Legge n. 166/2009 ha, per così dire, legalizzato, stabilendo che i call center potranno tormentare tutti a casa con telefonate di inviti a firmare un contratto, a fare un’offerta, a sostenere un club, a comprare qualche cosa, eccetera. Coloro che non vogliono essere tormentati, dovranno iscriversi a un misterioso registro che vedrà la luce tra sei mesi.
Chissà se è vero e, a parte i fastidi che dovranno sopportare i cittadini, chissà se saranno sanzionati i call center che telefoneranno anche a chi è iscritto al fantomatico registro. Chi vigilerà su tutto questo meccanismo cervellotico e come scoprirà chi ha violato la legge? Mistero. Già l’Autorità garante della privacy ha espresso a suo tempo molte perplessità sull’istituzione di un registro pubblico al quale devono iscriversi quanti non vogliono essere disturbati da telefonate pubblicitarie o commerciali, caricando così i cittadini di incombenze e problemi. Si rischia, inoltre, di causare ulteriori molestie ad abbonati e utenti, che, almeno fino a quando non sarà istituito il registro, si vedranno di nuovo massicciamente contattare da aziende, gestori telefonici, società di servizi con le offerte più diverse.
La norma prevede, peraltro, che possano essere contattati a fini promozionali anche coloro che a suo tempo avevano manifestato la volontà di non ricevere più pubblicità telefonica, provocando in questo modo ulteriori fastidi a tutti, compreso chi si era già espresso su questa questione. Sconcertante e inspiegabile appare anche la mancata previsione del parere formale del Garante sull’istituzione del registro, sul cui funzionamento e sulla cui organizzazione il Garante della privacy viene tuttavia chiamata a vigilare. Pur riservandosi di verificarne in concreto il funzionamento, il Garante esprime infine dubbi sull’effettiva efficacia del registro, il quale peraltro non verrà, come erroneamente riportato da notizie di stampa, gestito direttamente dal Garante, ma da un ente o organismo diverso.
Emanuele Piccari