18/07/2011
Di tutti i cinesi che vivono in Europa la comunità italiana è quella che evade di più le tasse, in particolare hanno una bassa fedeltà verso imposte Ires, Irap, Irpef, Iva e tributi locali. L'evasione fiscale cinese stimata e' di circa 35 miliardi di euro.
A Prato, su un campione di 100 dichiarazioni dei redditi presentate da confezionisti cinesi per il 2010 è emerso che a fronte di 200mila euro di imposte da pagare, l'Agenzia delle entrate non ha riscosso nulla, mentre a Napoli, in un noto quartiere dove si combatte una faida di camorra, sono state rilevate ben 9.300 imprese, tra individuali e società di capitali, su un totale di 15.000 esistenti e la gran parte di queste sono riconducibili a imprenditori cinesi, che gestendole tramite prestanome, non pagano regolarmente le tasse.
In quasi tutte le ditte cinesi controllate nel primo semestre del 2011 sono state trovate irregolarità che hanno portato a sanzioni amministrative ed in molte di queste sono state riscontrate anche violazioni penali.
Questo è quanto risulta dalla nuova inchiesta condotta dall'Associazione Contribuenti Italiani, elaborando dati della Polizia tributaria, dell'Amministrazione finanziaria, delle Camere di Commercio e de Lo Sportello del Contribuente, presente nelle principali città d'Italia. Le aziende cinesi operano in tutti i settori industriali, tra cui l'abbigliamento, la produzione di detersivi e i giochi. Non solo tessile di Prato, meccanica fine di Vicenza e Treviso, mobile della Brianza.
Spiega Vittorio Carlomagno, presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani: «Analizzando i dati emerge che nei distretti dove la comunità cinese è maggiormente presente, e' stato rilevato un indice di evasione fino al 98%. Bisogna subito rafforzare i poteri di verifica e controllo fiscali conferendo poteri di Polizia tributaria ai Vigili urbani e ai Carabinieri. Da sola la Guardia di Finanza non può fronteggiare un'evasione così diffusa.
E per arginare questo fenomeno proponiamo di non rinnovare il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che non risultano in regola con il pagamento di imposte e contributi».
Martina Mosca