18/08/2011
Nel
2011 l'imponibile (dichiarazioni sul 2010) evaso in Italia è
cresciuto del 13,1% con punte record nel Nord (14,2). Le imposte
sottratte all'erario sarebbero 180,3 miliardi di euro dell'anno. La
stima è stata effettuata da KRLS Network of Business Ethics per
conto dell'Associazione Contribuenti Italiani. Cinque sono le aree di
evasione fiscale analizzate: l'economia sommersa, l'economia
criminale, l'evasione delle società di capitali, l'evasione delle
big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.
L'economia
sommersa. L'esercito di
lavoratori in nero si gonfia sempre di più ed è composto da circa
2,9 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. In
tale categoria sono stati ricompresi anche 850.000 lavoratori
dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima
un'evasione d'imposta pari a 34,3 miliardi di euro.
L’economia
criminale. Il giro
d’affari in nero delle grandi organizzazioni mafiose italiane e
straniere (Russia e Cina in testa) nel Nord Italia è cresciuto nel
2011 del 18,7%. Si stima che il fatturato produca un'evasione
d'imposta pari a 78,2 miliardi.
Le
società di capitali, escluso le grandi imprese.
Dall'incrocio dei dati è emerso che il 78% circa delle società di
capitali italiane dichiara redditi negativi o meno di 10 mila euro o
non versa le imposte. Molte di queste chiudono nel giro di 5 anni per
evitare accertamenti fiscali o utilizzano "teste di legno"
tra i soci o amministratori. In pratica su un totale di circa 800.000
società di capitali operative, l' 81% non versa imposte. L’evasione
sarebbe di 22,4 miliardi.
Le
big company. Una grande
impresa su tre ha chiuso il bilancio in perdita e non paga le tasse.
Inoltre il 94 % delle big company abusano del "transfer pricing"
per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo
fittiziamente la tassazione nei Paesi dove di fatto non vi sono
controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 37,2 miliardi. Nel
2011, le 100 maggiori compagnie italiane hanno ridotto del 14% le
imposte dovute all'erario.
I
lavoratori autonomi e le piccole imprese.
Questa evasione è dovuta alla mancata emissione di scontrini, di
ricevute e di fatture fiscali che sottrae all'erario circa 8,2
miliardi di euro l'anno.
In
testa alle regioni dove sono aumentati numericamente gli evasori
fiscali, risulta la Lombardia con un più 15,3%. Secondo e terzo
posto spettano rispettivamente al Veneto (14,9) e la Valle d'Aosta
con (13,6). A seguire la Liguria con (13,5), il Piemonte (13,4), il
Trentino (13,1), il Lazio con (12,9), l'Emilia Romagna (12,8), la
Toscana (12,6), le Marche (11,3), la Puglia con (10,6), la Campania
(8,0 ), la Sicilia (7,6) e l'Umbria (7,1).
La
Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior
aumento dell'evasione fiscale. In percentuale, il dato lombardo
aumenta, nel 2010, di circa il 15,9%.
In
Italia i principali evasori sono gli industriali (33,2%) seguiti da
bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,8%), artigiani
(9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). A
livello territoriale l'aumento di evasione è segnalato soprattutto
nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est
(27,1), dal Centro (22,2) e Sud (19,3).
Vittorio
Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti
Italiani sostiene: «Bisogna introdurre la tax compliance, seguendo
ciò che avviene nei principali paesi europei che hanno ridotto le
aliquote fiscali, migliorato la qualità dei servizi pubblici e
sopratutto eliminato gli sprechi di denaro pubblico. Fino a quando
non migliorerà l'efficienza dell'amministrazione finanziaria e si
taglieranno le spese della casta, il Governo avrà bisogno di emanare
nuovi condoni per far cassa ad ogni costo. E si premieranno sempre i
grandi evasori fiscali, che preferiscono pagare le tasse a forfait e
con il massimo sconto».
Elena Zuccaro