16/08/2011
Se la prende comoda lo Stato quando si tratta di rimborsare i contribuenti, che vengono pesantemente multati se invece versano in ritardo quanto dovuto all’erario: se negli altri Paesi europei il tempo di attesa è di circa un anno, in Italia se ne devono aspettare 14. Lo denuncia l’Associazione contribuenti italiani che ha commissionato un’inchiesta a KRLS Network of Business Ethics. Il nostro Paese ha il record mondiale per lentezza nei rimborsi fiscali, ed è seguito, a lunga distanza, dalla Turchia (4,2 anni), dalla Grecia (3,8 anni), dalla Spagna (2,3 anni), dalla Francia (1,6 anni), dall'Inghilterra i (1,2), dalla Germania (0,8 anno), dall'Austria (0,4 anni), dagli Usa (0,2 anni) e dal Giappone (0,1).
Il debito pubblico italiano per i rimborsi fiscali è passato in cinque anni da 18,4 miliardi del 2006 a 36,4 miliardi del 2011: ai cittadini lo Stato deve rimborsare 12,2 miliardi di euro.
I maggiori creditori sono i contribuenti residenti in Campania, seguiti da laziali e valdostani. I terremotati giapponesi per avere i rimborsi devono aspettare 30 giorni, contro i 4.380 di chi è stato colpito da un sisma in Italia.
Secondo l’associazione contribuenti la lunga attesa è dovuta al fatto che lo Stato sospende i rimborsi fiscali per fare cassa. «I fondi recuperati dalla lotta all'evasione fiscale debbono essere utilizzati per ripianare i debiti che lo Stato ha nei confronti dei contribuenti - afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani - . Agiremo innanzi alle Corti di giustizia europee per far valere i diritti dei contribuenti italiani: urge un’armonizzazione fiscale in modo che in tutta Europa la tassazione possa essere omogenea e i rimborsi fiscali possano essere erogati con gli stessi tempi e modalità».
Martina Mosca