I Comuni non pagano: 33 miliardi di debiti

Il Patto di stabilità non consente di saldare quanto dovuto, anche se i soldi ci sono, quando non sono rispettati tutti i parametri di bilancio. Un grave danno per i fornitori

07/09/2011

I Comuni capoluogo d’Italia bloccano oltre 33 miliardi di euro di pagamenti. Sono residui passivi, spese già impegnate che non sono state ancora versate. Tra questi residui sono compresi quelli correnti, che includono le fatture per forniture di beni e servizi (cancelleria, manutenzioni, acquisti per l’ordinaria amministrazione, etc.), e quelli in conto capitale, dove figurano gli investimenti in opere pubbliche (costruzioni di strade, scuole, parcheggi, impianti sportivi, etc.). Lo rivela l’Ufficio studi dell Cgia di Mestre.

«La causa di questo mancato pagamento – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi – va ricercata nelle disposizioni previste dal Patto di stabilità interno, che per ragioni di contenimento della spesa pubblica, non consentono, se non vengono rispettati i vincoli di bilancio imposti dallo Stato, il pagamento di lavori o di forniture ricevute.  Il paradosso è che in questa condizione di insolvenza si trovano molte realtà comunali che, pur avendo i soldi, non possono saldare le spettanze, altrimenti non rispetterebbero più i vincoli previsti dal Patto. Un danno economico non di poco conto, che penalizza soprattutto le piccole imprese e le aziende artigiane le quali, dopo aver eseguito forniture o interventi, devono attendere tempi biblici per ricevere le loro spettanze».


È il Comune di Roma che presenta la quota di spesa non pagata più alta: l’importo, al 31 dicembre 2009 (ultimo dato disponibile), è di 6,26 miliardi di euro. Seguono Milano, con 3,85 e Napoli, con 3,39. Rispetto alla fine del  2008, l’incremento percentuale medio nazionale dei residui passivi è stato del + 5,4%, con punte massime del +55,6% a Carbonia, del +49% a Roma e del +25,2% ad Imperia.

In termini procapite, invece, il Comune meno virtuoso è quello di Avellino, con un ammontare complessivo di pagamenti non effettuati pari a 3.754 €. Seguono Carbonia con 3.622, Salerno con 3.608 e Napoli con  3.529.

«In una fase di grave crisi economica – conclude Bortolussi – mettere in pagamento oltre 33 miliardi di euro sarebbe una boccata di ossigeno non indifferente per migliaia e migliaia di piccole imprese. Se in questa elaborazione abbiamo analizzato solo la situazione dei Comuni capoluogo di Provincia, in capo ai Comuni non capoluogo stimiamo vi siano altri 7 miliardi di pagamenti non erogati. Infine, non dimentichiamo che ci sono altri 35/40 miliardi di crediti che le imprese avanzano dalle Regioni in materia di sanità, sempre a causa dei vincoli previsti dal Patto di stabilità».

Il Patto di stabilità. Nel 2011 gli enti dovranno raggiungere un saldo di competenza mista da individuare applicando alla spesa corrente media del triennio 2006-2008 uno specifico coefficiente. È chiaro che agli enti che avranno speso (spesa corrente) di più negli anni precedenti sarà richiesto uno sforzo maggiore. Sono inoltre previsti alcuni correttivi per tutelare i piccoli Comuni. Il saldo di competenza mista è un meccanismo che tende a sfavorire il pagamento delle opere pubbliche (investimenti) già impegnate, con difficoltà per i fornitori. Gli interventi correttivi di quest’estate (DL 98 e DL 138, quest’ultimo in corso di conversione) da un lato inaspriscono il contributo finanziario richiesto agli enti locali (ovvero il saldo da raggiungere) e dall’altro introducono (forse già a partire dal 2012, sicuramente dal 2013) dei correttivi per agevolare i comuni “virtuosi”, che saranno successivamente individuati sulla base di alcuni indicatori (quali la spesa per il personale e l’autonomia finanziaria).

Elena Zuccaro
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