La “locomotiva” Italia

Sembra paradossale, ma nel secondo trimestre dell’anno la nostra economia è andata meglio di tutti i maggiori Paesi occidentali. Qualche consiglio per investire in tempo di crisi

16/08/2011

La crisi finanziaria scoppiata a luglio e che sta ancora facendo sentire i suoi effetti è sicuramente dovuta anche alla speculazione. Non bisogna mai dimenticare, però, che la speculazione interviene dove sente “puzza di bruciato”. I dati che in questi ultimi giorni vengono resi pubblici sull’andamento del Pil nei principali Paesi dell’economia occidentale dimostrano che gli speculatori, in fondo, avevano visto giusto. Molto di più degli economisti che si erano gingillati in attese troppo ottimiste verso alcuni e troppo pessimiste verso altri (per esempio, l’Italia).

L’attacco al nostro debito pubblico, vista le debolezza strutturale del nostro bilancio statale, ha un senso, ma ha ragione anche chi ha sostenuto che la nostra situazione non è assolutamente la peggiore nelle aree dell’euro, del dollaro e della sterlina. Nel terzo trimestre il Pil italiano è cresciuto dello 0,3 per cento sul trimestre precedente (vedi tabella allegata). Come negli Stati Uniti, ma meglio di Regno Unito, Spagna (dove la disoccupazione è al 20 per cento contro il nostro 8,1), Germania e Francia. In particolare questi ultimi due Paesi, sempre portati ad esempio di salute economica nei confronti dell’Italia, stanno vivendo un periodo molto difficile. Ma l'Italia ha fatto meglio anche della media europea (0,2% di Pil nel secondo trimestre).

I frequenti colloqui e l’incontro di oggi della cancelliera Merkel e del presidente Sarkozy, ancorché pieni di comunicati “preoccupati” per i conti pubblici degli altri Paesi dell’euro, in realtà nascondono serie preoccupazioni interne. E se la Germania non ha niente da ridere e poco da insegnare, a cominciare dalla cocciuta opposizione agli Eurobond e dalla profonda sofferenza delle sue banche per i debiti sovrani di Grecia, Portogallo e Spagna, la Francia ha le lacrime agli occhi: zero crescita nel terzo trimestre e un rapporto deficit/Pil quasi doppio di quello italiano. Tant’è vero che i rumors di Borsa parlano della Francia come la prossima possibile vittima degli attacchi speculativi al ribasso.

In queste condizioni che cosa può fare un piccolo risparmiatore? Sarebbe sbrigativo e molto popolare consigliarlo di tenere i soldi in banca, ma il problema è che, nonostante la discesa della tassazione sugli interessi dal 27 al 20 per cento, il rendimento per un conto corrente non bloccato sarebbe comunque sotto lo zero, eroso dall’inflazione. E allora? Può sembrare assurdo con le notizie che circolano, ma forse l’unica strada è quella finanziaria: Btp, finché danno ancora alti tassi, se i soldi possono restare fermi per un lungo periodo; fondi comuni che operino in settori solidi e, soprattutto, azioni se l’arco temporale di resistenza è di 2-3 anni.

Un titolo Enel acquistato oggi consente un utile netto da dividendo (anche con l’imposta al 20 per cento) sopra il 6 per cento, Eni il 6 per cento, Generali oltre il 3 per cento. Stiamo parlando di società il cui fatturato è solido, ma con un po’ di attenzione e consigliandosi con veri esperti ci sono molte banche italiane a prezzi stracciati che promettono ottimi rendimenti. Senza contare che nell’arco di 2-3 anni tutte queste azioni sono destinate a salire. Basta non farsi prendere dall’ansia dello saliscendi e aspettare una quotazione idonea ai nostri propositi. Altrimenti continuare a staccare dividendi, che sono sempre meglio delle cedole dei Bot.

P.M.G.
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