02/03/2012
Ieri l’Istat ha reso noti i dati sulla disoccupazione in Italia. Non sono positivi: in un anno si è passati dall’8,2 al 9,2 per cento. Pesa la disoccupazione maschile, che è cresciuta dell’1,3% da gennaio 2011 a gennaio 2012, mentre quella femminile, invece, è diminuita dell’1 per cento. E poi c’è il dato più eclatante, quello che scatena dibattiti preoccupati: la disoccupazione giovanile (15-24 anni) sarebbe arrivata alla soglia record del 31,1 per cento. Ma è davvero così? Secondo una stima del Centro studi della CGIA di Mestre, uno dei più accreditati d’Italia, a gennaio 2012 la disoccupazione giovanile “reale” sarebbe al massimo dell’8,7 per cento.
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre spiega come si è arrivati a questa conclusione: «Secondo l’Istat, la disoccupazione giovanile è al 31,1. Però non significa che in Italia 31 giovani su 100 sono disoccupati. Infatti, per definizione statistica, la base di calcolo non è rappresentata da tutti i giovani, ma solo da quelli disponibili a lavorare, cioè gli occupati e i disoccupati, ovvero la cosiddetta forza-lavoro».
«Ricordando che, a differenza delle altre fasce di età, in quella tra i 15 ed i 24 anni, gli inattivi sono quasi esclusivamente impegnati nell’attività scolastica, crediamo sia opportuno includere anche questi ultimi nel calcolo della disoccupazione. Sia chiaro: l’Istat calcola correttamente il numero dei senza lavoro, ma, secondo noi, in questa fascia di età è giusto tener conto anche degli studenti che costituiscono la quasi totalità degli inattivi, mentre nelle altre fasce di età questi ultimi sono costituiti quasi esclusivamente da persone “sfiduciate”, che hanno deciso di non cercare più una occupazione in maniera attiva».
Il Centro Studi è partito dal dato, in termini assoluti, del terzo trimestre 2011: la disoccupazione ufficiale tra i 15 e i 24 anni era al 26,5%, ma escludendo dalla forza lavoro gli inattivi, i giovani realmente disoccupati erano 7 su 100. «Provando ad attualizzare i dati al gennaio 2012, nell’ipotesi più negativa in cui la crescita del tasso di disoccupazione giovanile dal terzo trimestre 2011 a gennaio 2012 sia determinata esclusivamente da una crescita di disoccupati,» conclude Bortolussi, «il livello di giovani senza lavoro rimarrebbe comunque inferiore a 9 giovani su 100, precisamente l’8,7%. In termini assoluti, i senza lavoro reali tra i 15 e i 24 anni dovrebbero quindi attestarsi attorno alle 535.000 unità». Nel 1993, nella stessa fascia d’età, erano un milione.
Elena Zuccaro