04/03/2011
Stranieri imprenditori in grado di risollevare le sorti delle aziende italiane, stranieri disoccupati e calo degli ingressi (prima della crisi nell’Africa settentrionale): negli ultimi tempi la fondazione Leone Moressa ha studiato a più riprese chi arriva nel nostro Paese da diversi punti di vista, tracciando così un quadro piuttosto complesso.
I dati. Nel 2010 la fondazione ha contato 29 mila imprenditori stranieri in più rispetto al 2009, mentre gli italiani sono stati 31 mila in meno. Tradotto in percentuale, questo significa un +4,9 per cento di immigrati, contro una riduzione dello 0,4 per cento di italiani. L’indagine ha analizzato le dinamiche imprenditoriali utilizzando i dati di Infocamere.
Nessuna compensazione. «Nel corso del 2010», si legge nell’indagine, «l’aumento del numero di imprenditori stranieri è riuscito solo in parte a compensare la riduzione degli italiani». Dal 2007, infatti, la riduzione nel numero di imprenditori italiani non è stata bilanciata dal trend positivo degli immigrati. Nel dettaglio, scrive ancora la fondazione, «se nel 2007 gli stranieri iscritti alla Camera di commercio sono stati 38 mila in più rispetto all’anno precedente, gli italiani sono stati 58 mila in meno. Il gap aumenta nel 2009 dove, a fronte di 23 mila stranieri in più, gli italiani sono addirittura ridotti di 83 mila unità».
Il peso degli imprenditori stranieri in Italia è così aumentato nel corso degli anni. Nel 2006, infatti, erano poco più del 5%, contro il 6,5% registrato l’anno scorso.
In conclusione, secondo i ricercatori della fondazione «lo sviluppo dell’imprenditoria etnica rappresenta una risorsa fondamentale per il tessuto sociale ed economico del nostro Paese. La possibilità da parte degli immigrati di creare delle fonti di reddito autonome riduce il rischio di esclusione sociale. La crisi economica, che ha fatto uscire molti stranieri dai circuiti del lavoro dipendente, non ha scoraggiato invece la loro capacità di intrapresa che, nell’attività autonoma trova alternative capaci al mantenimento del reddito».
Dall’altro lato, però, è vero anche che un nuovo disoccupato su
quattro è straniero. Stando ancora a una ricerca della fondazione
Leone Moressa, infatti, «dall’inizio della crisi il numero di
disoccupati stranieri è aumentato di oltre 95 mila unità, pari grosso
modo ai nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari previsti dal
decreto flussi 2010, che ammontano a quasi cento mila unità. Tra tutti i
soggetti che nel nostro Paese hanno perso il lavoro, il 28,4% è
straniero». L’analisi ha studiato le occupazionali degli stranieri in
Italia nell’ultimo biennio.
In cifre. Il tasso di disoccupazione degli stranieri nel nostro
Paese oggi è pari al 9,8 per cento, contro una media degli italiani del
7,3 per cento. Gli stranieri sono più disoccupati al Nord (10,4 per
cento) che al Centro (9 per cento) o al Sud (9,1 per cento).
Complessivamente non hanno un impiego più di 235 mila e rappresentano il
12,6 per cento di tutti i senza lavoro in Italia.
«Nel corso dell’ultimo biennio, a causa della crisi», inoltre, «il
numero dei disoccupati stranieri è salito di oltre 95 mila unità, di
cui 68 mila solo al Nord. I nuovi disoccupati stranieri incidono a
livello nazionale per il 28,4 per cento». Percentuale che sale al 30,4
per cento nelle regioni settentrionali e scende al Centro (23,5 per
cento) e nel Mezzogiorno (26,3 per cento).
La fondazione Leone Moressa, infine, ha analizzato i dati demografici
e le dinamiche migratorie in Italia nell’ultimo biennio. Ne emerge
che «dal 2007 al 2009 a causa della crisi il numero stranieri che si
sono iscritti all’anagrafe dall’estero è diminuito di 108 mila unità
(pari al -21,1 per cento), mentre è aumentato del 58,8 per cento il
numero di stranieri che si sono cancellati dai registri anagrafici per
andare via dall’Italia».
Il saldo migratorio, pur rimanendo positivo (+374.455 unità), è
quindi calato e le minori entrate corrispondono grosso modo ai nuovi
ingressi previsti dal decreto flussi 2010 che ammontano a quasi cento
mila unità.
In tutto, gli stranieri residenti in Italia sono aumentati del 23,4
per cento dal 2007 al 2009, pari a circa 800 mila persone in più.
«L’aumento costante della presenza straniera è dato in prevalenza da un
flusso migratorio sempre positivo», si legge nell’indagine, «ma che
negli ultimi due anni, a causa della crisi, è diminuito: il motivo va
trovato sia in una minor quota di stranieri che preferisce l’Italia
(-108mila individui), sia da un maggior numero di soggetti stranieri che
se ne va dal nostro Paese (+11 mila individui)».
L’analisi. Secondi i ricercatori della fondazione, «il minor
ingresso di stranieri trova nella crisi la sua motivazione principale.
Il calo della produzione, l’aumento della disoccupazione e le difficoltà
complessive hanno reso l’Italia un po’ meno attrattiva nei confronti
della popolazione straniera. In una situazione in cui i flussi di
ingresso di stranieri dall’estero è calato di poco più di 100 mila
unità, il Governo prevede altrettante entrate attraverso il decreto
flussi. Questa è solo una coincidenza, ma anche un sintomo della crisi
in atto: le entrate previste di stranieri non andranno a ripristinare i
flussi migratori precrisi, ma risponderanno a specifiche esigenze del
mercato».
Per leggere l’analisi e la mappatura del disagio economico delle
famiglie in Italia, suddivise tra straniere, miste e italiane, vai al
pdf allegato. Lo studio è stato condotto dalla fondazione Leone Moressa.
Marco Ratti