08/03/2012
Smartphone,
tablet e app sembrano diventate parole irrinunciabili in ufficio. E non perché
sia l’azienda a imporle, bensì perché un dipendente su quattro nel mondo
preferisce utilizzare strumenti tecnologici personali, come dispositivi e
applicazioni software, piuttosto di quelli forniti dal reparto It dell’azienda.
Su 4mila dipendenti e 300 dirigenti in 16 Paesi, il 23% utilizza regolarmente dispositivi e applicazioni per svolgere
attività correlate al lavoro. I dipendenti sostengono che queste tecnologie
migliorano l'innovazione, la produttività e la soddisfazione professionale, e più di un quarto (27%) ha dichiarato che
sarebbe disposto a pagare per poter usare dispositivi e applicazioni personali al
lavoro. «I dipendenti si sentono sempre più in grado di prendere decisioni
autonome per quanto riguarda la tecnologia e dichiarano che l'IT aziendale non
è flessibile quanto i dispositivi e le applicazioni software utilizzati nella
vita privata - spiega Jeanne Harris, ricercatrice dell'Accenture Institute for
High Performance -. Sorprendentemente i dipendenti sarebbero disposti a pagare
per poter utilizzare le tecnologie preferite sul posto di lavoro e, di
conseguenza, le utilizzano, con o senza l'approvazione dell'azienda».
Brasile, Cina, India
e Messico sono
i Paesi dove questo aspetto è più sviluppato e l’adozione media di dispositivi
consumer da parte dei dipendenti in realtà come Cina e India è di circa il 40%.
In generale, oltre
un quarto (27%) dei dipendenti utilizza abitualmente sul posto di lavoro
applicazioni non aziendali scaricate da Internet nella ricerca di soluzioni che
migliorino il lavoro.
Il 30% di dipendenti afferma di controllare normalmente la posta prima di
andare a dormire attraverso il proprio smartphone. L'uso di dispositivi
personali in azienda aumenta drasticamente tra i manager IT (54%) e altri
dirigenti (49%) rispetto alle percentuali di adozione dei dipendenti. Inoltre, l'88% dei dirigenti afferma che la
tecnologia utilizzata dai dipendenti può migliorare la soddisfazione
professionale.
Martina Mosca