L’identikit del lavoratore precario

Giovane, meridionale, spesso senza titolo di studio, dipendente della Pubblica amministrazione a 836 euro al mese

24/02/2012

Percepisce mediamente 836 euro al mese, solo il 14% ha una laurea e appena l’1,1 un diploma post laurea. La Pubblica amministrazione è il suo principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale). Secondo un’analisi realizzata dalla CGIA di Mestre è questo l’identikit del lavoratore precario italiano che include le seguenti tipologie di occupati:

i dipendenti a temine involontari; 
i dipendenti part time involuntary; 
i collaboratori che presentano contemporaneamente 3 vincoli di subordinazione: monocommittenza, utilizzo dei mezzi dell’azienda e imposizione dell’orario di lavoro; 
i liberi professionisti e lavoratori in proprio (le cosiddette Partite Iva) che presentano in contemporanea i 3 vincoli di subordinazione descritti nel punto precedente. 

I precari italiani sono 3.315.580 unità e la retribuzione netta mensile media tra i giovani con meno di 34 anni è di 836 euro. Questa retribuzione sale a 927 euro mensili per i maschi e scende a 759 euro per le donne. Anche se questi importi escludono altre mensilità (tredicesima, quattordicesima, etc.) e le voci accessorie percepite regolarmente tutti i mesi, come ad esempio i premi di produttività, le indennità per missioni, etc. Per quanto riguarda il titolo di studio, quasi uno su due (per l’esattezza il 46% del totale) ha un diploma di scuola media superiore, il 39% circa ha concluso il percorso scolastico con il conseguimento della licenza media e solo il 15,1% è in possesso di una laurea. «Il che significa – fa notare Giuseppe Bortolussi  segretario della CGIA di Mestre – che 1.289.000 non hanno proseguito gli studi dopo aver terminato la scuola dell’obbligo. Questi precari con basso titolo di studio sono oggi quelli più a rischio. Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono occupati soprattutto nel settore alberghiero, in quello della ristorazione e nell’agricoltura». 

Dove lavorano? La più alta concentrazione di lavoratori precari italiani è nel  Pubblico impiego. Infatti, nella scuola e nella sanità sono 514.814, nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299. Se si includono i 119.000 che sono occupati direttamente nella Pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Enti locali, etc.), il 34% del totale dei precari italiani è alle dipendenze del pubblico (praticamente uno su tre). Gli altri settori che registrano una forte presenza di questi lavoratori atipici sono il commercio (436.842), i servizi alle imprese (414.672) e gli alberghi ed i ristoranti (337.379). 

A livello territoriale è il Sud che ne conta il numero maggiore. Se oltre 1.108.000 precari lavorano nel Mezzogiorno (pari al 35,18% del totale), le realtà più coinvolte, prendendo come riferimento l’incidenza percentuale di questi lavoratori sul totale degli occupati a livello regionale, sono la Calabria (21,2%), la Sardegna (20,4%), la Sicilia (19,9%) e la Puglia (19,8%).

Elena Zuccaro
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