14/03/2011
Gli stranieri allarmano ancora gli
italiani. Più di uno su due, infatti, è preoccupato dall’immigrazione, una
paura che viene dopo solo alla disoccupazione e alla criminalità. Allo stesso
tempo, però, resta alta la disponibilità a condividere pezzi di vita, dal
vicinato alla scuola, e si continua a riconoscere l’importanza dei cittadini
non italiani per la nostra economia. A rivelarlo, in occasione della settimana
contro il razzismo, che si concluderà il 21 marzo, è un’indagine della
Fondazione Leone Moressa , che ha intervistato 600 persone su questi temi (in allegato le tabelle con i principali
risultati).
In
cifre.
Dalle opinioni raccolte risulta che il fenomeno immigrazione è ritenuto “molto”
o “abbastanza” preoccupante dal 55,1 per cento degli intervistati, dato che
sale quasi al 60 per cento tra i cittadini più anziani e scende al 48,3 per
cento tra i più giovani.
Risorsa
e problema.
Nella società e nel mercato del lavoro, gli immigrati sono considerati sia una
risorsa, sia un problema (49,7 per cento). Si pensa che siano indispensabili
per occuparsi di lavori che gli italiani non accettano più. Ma per il 32,5 per cento
dei nostri connazionali la diversità etnica rappresenta un problema perché gli
immigrati assorbirebbero più risorse economiche di quante ne destinino alla
finanza pubblica o perché sarebbero una “minaccia” all’ordine pubblico.
Secondo
gli intervistati, episodi di discriminazione nei confronti degli immigrati
continuano a persistere e nel tempo sembrano essere addirittura aumentati. In
particolare, al Nord e nel Centro sono più avvertiti rispetto alle aree del
meridione, ma è proprio al Sud che questa tendenza sembra essere in aumento.
L’integrazione
possibile. Istruzione,
assistenza sanitaria e lavoro sono le condizioni che secondo gli italiani
dovrebbero essere garantite agli immigrati per incentivare e sostenere il
processo di integrazione. Alloggio, ricongiungimento familiare, sostegno
economico e libertà di culto, invece, sono ritenuti fattori secondari.
Segnali
di avvicinamento. Gli
intervistati non avrebbero alcun problema a lavorare con uno straniero, né a
iscrivere i figli in una classe con il 20 per cento di alunni stranieri. Si
accetterebbe volentieri anche di avere un vicino di casa immigrato, anche se si
va più cauti quando si tratta di affittare agli stranieri locali commerciali o
appartamenti privati.
Marco Ratti