28/12/2011
Nel 2010 erano poco meno
di 7 milioni i lavoratori “protetti” dall’Articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori, oltre la metà dei dipendenti subordinati in aziende private. Al
Sud, inoltre, il rapporto tra protetti e non diminuisce, anche perché sale la
proporzione di quelli che lavorano in aziende con meno di 15 dipendenti. La protezione
copre solo il 45% delle donne e il divario tra giovani e adulti è di quasi 20
punti percentuali, a causa anche dell’elevata incidenza di contratti a termine
tra chi ha meno di 30 anni. Questi i risultati di una ricerca del Centro studi
Datagiovani, che si basa su dati Istat.
Quasi 7 milioni i “protetti”, circa 6 milioni e 400 mila gli “esclusi”. È questa la stima del numero di
lavoratori del settore privato a cui può essere applicato o meno l’Articolo 18
dello Statuto dei lavoratori, che prevede il reintegro in caso di licenziamento
senza giusta causa nelle imprese con più di 15 dipendenti. Tra gli esclusi si
contano 4 milioni e 640 mila dipendenti in aziende con meno di 15 dipendenti,
825 mila dipendenti a termine delle aziende medio-grandi e poco più di 900 mila
collaboratori e partite iva con un unico committente. Il risultato è che solo
il 52% dei lavoratori può essere definito “protetto”.
Più lavoratori “protetti” al Nord. Il tasso di protezione è del 57% circa al Nord (con punte del 58% in
Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Valle d’Aosta), contro il 48% del Centro e il
44% del Mezzogiorno (si scende al di sotto del 40% in Calabria e Sardegna). Il
motivo va ricercato soprattutto nel fatto che al Centro e al Sud è più elevata
la proporzione di lavoratori impiegati in piccole imprese. Va però rilevato che
in queste ripartizioni la percentuale di lavoratori del pubblico impiego,
esclusi da questa analisi, è più elevata del Nord Italia.
Giovani e donne: flessibilità in entrata e in uscita. Ancora una volta, come spesso
accade quando si parla di mercato del lavoro nel nostro Paese, donne e giovani
masticano amaro: le prime scontano una protezione del 12% inferiore agli uomini
(45% contro 57%), gli under 30 vedono poi crescere il divario rispetto agli adulti
di quasi il 20% (41% contro 58% / 59%). Donne e giovani sono infatti più
presenti nelle piccole imprese dove l’Articolo 18 non vale, oltre che ad avere
più frequentemente contratti a tempo determinato in grandi aziende.
Elena Zuccaro