28/10/2011
Mentre si discute
sull’innalzamento dell’età pensionabile, non si possono dimenticare gli effetti
di lunga durata sulla spesa pubblica di un fenomeno come le baby pensioni (oggi
particolarmente d’atualità dopo l’attacco televisvo di Gianfranco Fini alla
moglie di Bossi). Costano allo Stato 163,5 miliardi. Una sorta di tassa pari a
6.630 euro a carico di ciascuno dei 24.658.000 lavoratori italiani.
Il calcolo è di Confartigianato che ha analizzato quanto pesano sul
bilancio statale e sulle tasche dei cittadini, in termini di mancate entrate e
maggiori uscite, le 531.752 pensioni di vecchiaia e di anzianità concesse a
lavoratori pubblici e privati che sono andati in pensione con meno di 50 anni di
età, in alcuni casi addirittura dopo appena
14 anni, 6 mesi e 1 giorno di servizio.
Il 78,6% di queste pensioni sono erogate dall'Inpdap, l'ente di previdenza del
pubblico impiego, che registra 424.802 pensioni a dipendenti pubblici ritirati
dal lavoro ad una età inferiore a 50 anni: di queste, il 56,5% sono erogate a
donne. Il costo di queste pensioni pubbliche ammonta a 7,43 miliardi.
Il rimanente 21,4% è relativo alle 106.950 pensioni erogate dall'Inps a soggetti con età di uscita
inferiore a 50 anni in relazione a regimi speciali e prepensionamenti, per una
spesa complessiva di 2,02 miliardi.
Considerata l'età di uscita dal lavoro, la loro età attuale e la speranza
di vita, i baby pensionati rimangono in pensione, in media per 40,7 anni. Con una durata media della
vita stimata a 85,1 anni, si tratta del 48% della vita trascorso in pensione.
Le baby pensioni – rileva Confartigianato - hanno un impatto sulle finanze
pubbliche tutt'altro che trascurabile. La spesa previdenziale relativa a questi
trattamenti previdenziali ammonta a 9,45 miliardi di euro all'anno. Ma, poiché il mezzo milione
di pensionati precoci riceve un trattamento pensionistico più lungo di 15,7
anni rispetto ad un pensionato medio, il risultato è che le baby pensioni
determinano una maggiore spesa pubblica cumulata, per i 15,7 anni di durata
della pensione eccedenti alla media, che ammonta a 148,6 miliardi di euro. Ciò
significa che per ciascun baby pensionato viene erogata una maggiore spesa
rispetto ad un pensionato ordinario di 279.582 euro.
A questa somma va aggiunta la minore contribuzione pari a 138.582 euro per
ciascun baby pensionato del settore privato che complessivamente si traduce in
14,8 miliardi di mancate entrate previdenziali per gli oltre centomila baby
pensionati privati.
«Le baby pensioni – sottolinea Cesare Fumagalli, Segretario Generale di
Confartigianato – sono un fenomeno paradossale, un’assurda iniquità, frutto di
politiche pensionistiche poco previdenti fatte negli anni Settanta e Ottanta.
Con queste cifre si mette in ginocchio qualsiasi sistema contributivo e
retributivo. Con una seria riforma della previdenza che alzi l’età pensionabile
si potrebbe fare un’intera manovra di sviluppo».
P.M.G.