Vino: la ripresa del made in Italy

Alla vigilia della Fiera di Verona le aziende, dopo un buon 2010, si dicono ottimiste anche per quest’anno. Nonostante i problemi

04/04/2011

Vinitaly ai nastri di partenza: da giovedì 7 aprile a lunedì 11 si terrà a Verona la classica manifestazione del settore vinicolo in Italia (www.vinitaly.com). Nel frattempo, gli operatori cercano di far conoscere questo mercato anche ai non addetti ai lavori. «In Australia dieci aziende producono oltre il 90 per cento del vino esportato e in Cile su 120 realtà vitivinicole quasi 100 lavorano solo per l’esportazione, mentre In Italia le aziende sono oltre 450.000, con una superficie media che non raggiunge i 3 ettari contro i 300 di Cile e  Australia; i nostri imbottigliatori sono 25.000”. A dirlo è Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi e presidente del Comitato nazionale vini, per spiegare che «con una vitienologia strutturata come quella italiana sicuramente non si può vivere di solo export».  

Il mercato interno. Secondo Giacomo Rallo, titolare di Donnafugata, azienda molto attiva sul fronte dell’export, sarebbe necessario «ancorarsi a un livello di consumi nazionali non inferiori ai 47 litri pro capite, mentre adesso stiamo scendendo a circa 40». E secondo Elena Martuscello, presidente dell’associazione nazionale Le donne del vino, «l’export è importante, ma una realtà aziendale i cui plus sono valori immateriali intimamente legati al territorio su cui opera non può assolutamente prescindere dal mercato domestico».  

Quando esportare. Per i vini considerati come top di gamma, dice Eleonora Guerini, giornalista curatrice della guida I vini d’Italia Gambero Rosso, «è indispensabile puntare sul mercato estero, nel senso che la percentuale di popolazione che può permettersi vini dal prezzo alto è marginale».  

La comunicazione. Secondo gli intervistati del sesto appuntamento con Aspettando Vinitaly sul recupero del mercato interno (http://aspettando.vinitaly.com), il problema della comunicazione è un grave gap che va affrontato con decisione. «Bisogna Superare i personalismi e gli individualismi, potando oltre alle viti i campanili», dice Martelli. E per Rallo bisogna investire di più in marketing e attività promo-pubblicitaria, visto che adesso l’investimento è inferiore al 3 per cento del fatturato globale del settore.  

Le previsioni. Come sarà il 2011 per il vino italiano? La risposta arriva da un’inchiesta Vinitaly-Winenews condotta fra le 50 aziende più rappresentative del made in Italy, che chiudono il 2010 con fatturati cresciuti dell’8 per cento ed export che corre a due cifre (+14 per cento). Nel 2010 hanno registrato (75 per cento del campione) una crescita del proprio fatturato da un minimo del 2 per cento a un massimo del 25 per cento. A tirare la volata sono le esportazioni, in crescita per il 90 per cento delle aziende interpellate, con percentuali che vanno dal 3 al 50 per cento. Il 15 per cento delle aziende ha dichiarato una stabilità del proprio fatturato nel 2010, mentre il 10 per cento ha visto decrescere i propri introiti. Sul fronte dell’export, solo il 10 per cento ha dichiarato il proprio andamento stabile.  

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