14/11/2011
I condomini di uno stabile, caso piuttosto raro, sono tutti
d'accordo: le strisce di delimitazione dei posti auto sono troppo sbiadite,
quasi non si vedono più. Per questo danno mandato all'amministratore di
procedere con i lavori: ad assumere l'incarico è il custode dell'edificio, il
quale prima di mettersi al lavoro, per timore di cadere in errore e non
rispettare le misure esatte di ogni posto, si fa fornire da uno dei condomini
una planimetria del locale da ridisegnare. Tutto bene? Neanche un po'. A lavoro
ultimato, infatti, risulta che i posti auto sono diminuiti poiché, stando alla
planimetria, le dimensioni di ciascuno avrebbero dovuto essere più grandi. I
condomini, dunque, decidono di procedere con una causa nei confronti
dell'amministratore per la reintegra del possesso. La colpa imputata sarebbe il
cosiddetto "animus spoliandi", cioè l'intenzione da parte
dell'amministratore di sottrarre a qualcuno il possesso di un bene. La Corte di
Cassazione, chiamata a intervenire con sentenza n. 23538/2011, ha respinto il
ricorso dei condomini stabilendo che alla luce di come si sono sviluppati i fatti,
"non è ravvisabile la consapevolezza di procedere allo spoglio da parte
dell'amministratore", intenzionalità che è elemento determinante per poter
accogliere una richiesta di reintegra.
Alberta Perolo