21/03/2012
C'è un solo argomento che sembra unire anche i punti di
vista più distanti: l'importanza fondamentale dei nonni nella società di oggi.
Sono dinamici, disponibili, pieni di spirito di iniziativa, un appiglio sicuro
anche e soprattutto quando le famiglie dei loro figli attraversano momenti di
difficoltà. I tempi, però, da un certo punto di vista sembrano cambiati.
Almeno questa è la sensazione che si ricava da un intervento
della Cassazione: "Ai nipoti, o viceversa ai nonni, non spettano i danni
morali nel caso in cui muoia un parente stretto in seguito ad un incidente
stradale. Il risarcimento scatta soltanto nel caso in cui nonni e nipoti
convivano nella stessa casa".
Qual è la motivazione? "Le disposizioni civilistiche
che concernono i nonni non sono tali da poter fondare un rapporto diretto,
giuridicamente rilevante, tra nonni e nipoti, ma piuttosto individuano un
rapporto mediato dai genitori-figli o di supplenza dei figli". Si tratta
di una rottura decisa rispetto al passato quando "la certezza, o
quantomeno il rilevante grado di probabilità di provvidenze economiche durevoli
e costanti nel tempo poteva fondarsi su obblighi, non giuridici, ma socialmente
molto forti perché radicati in stili di vita di completa dedizione sei
genitori/nonni nei confronti dei discendenti".
E ancora: Affinché possa essere configurato il diritto al
risarcimento del danno non patrimoniale da lesione del rapporto parentale per
la morte del nonno o del nipote militano: la configurazione della famiglia come
famiglia nucleare; la posizione dei nonni nell'ordinamento giuridico, il
bilanciamento tra l'esigenza di evitare il pericolo di una dilatazione
ingiustificata dei soggetti danneggiati secondari e la necessità di dare
rilievo all'esplicarsi dei diritti della personalità nelle formazioni sociali
e, quindi, nella famiglia dei conviventi, come proiezione dinamica della
personalità dell'individuo".
Alberta Perolo