26/10/2011
Gli insulti sono insulti, non importa in quale lingua li
esprimi, e come tali devono essere trattati in sede giudiziaria. E non si
scampa dall’accusa neppure di fronte a colorite espressioni dialettali. Questa
la vicenda su cui è dovuta intervenire la Cassazione: un politico locale, nel
corso di un’intervista a un giornale locale, si lascia scappare un "re dei
cojon", epiteto rivolto all’avversario di turno che il giornalista
decide di riportare fedelmente nel suo articolo. La denuncia per diffamazione che ne segue investe sia il politico che
il giornalista e il direttore della testata. I giudici di merito propendono per
la condanna e ai soggetti incriminati non resta che rivolgersi in Cassazione:
il ricorso, però, viene respinto mettendo di fatto al bando l’offesa anche se
pronunciata in dialetto. La
Cassazione, a questo proposito, optando per la compensazione delle spese del
giudizio, rileva che "l’uso della frase offensiva
sposta l’attenzione del lettore dalla contesa tra i due partiti all’incapacità
personale dell’esponente di uno di essi di cogliere la necessità di percorsi
politici comuni".
Alberta Perolo