L'animo divorzista deve essere palese

Non basta averne parlato con amici o parenti, bisogna che il coniuge sia stato informato

23/06/2011

Il non credere all'indissolubilità del matrimonio, più o meno apertamente rivelato a parenti o amici, ma mai in maniera diretta al coniuge, non basta per ottenere una sentenza di nullità dal Tribunale ecclesiastico. Secondo il disposto dalla sentenza n. 13240/11, va tutelato il principio dell'affidamento incolpevole e della buona fede: la seconda sezione civile ha stabilito che è dunque necessario dimostrare che la confessione sia stata fatta direttamente al partner. La declaratoria di esecutività della sentenza del tribunale ecclesiastico che abbia sancito la nullità del matrimonio concordatario per esclusione, da parte di un coniuge, dell'indissolubilità del vincolo, postula che "tale divergenza sia stata manifestata all'altro coniuge ovvero che questi l'abbia effettivamente conosciuta o che non l'abbia conosciuta per propria negligenza, atteso che, ove non ricorra alcuna di tali situazioni, la delibazione trova ostacolo nella contrarietà con l'ordine pubblico italiano, nel cui ambito va ricompreso il principio fondamentale della tutela della buona fede e dell'affidamento incolpevole".

Redazione 2C Edizioni
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