21/07/2011
Chi ha la precedenza ha sempre ragione. Anzi no. La sentenza n. 26657/2011 della Corte di Cassazione è intervenuta precisando che, in ogni valutazione, bisogna "accertare il comportamento tenuto dagli automobilisti per verificare se in esso siano ravvisabili profili di colpa". In sostanza anche le norme contenute nel codice della strada lasciano aperto uno spiraglio interpretativo ai giudici i quali sono chiamati a tenere in considerazione, come nel caso in specie, un elemento ritenuto basilare come la prudenza alla guida.
Nel dettaglio, una macchina arriva a un incrocio, non rispetta la precedenza e occupa la carreggiata: un motociclista arriva a gran velocità, impatta con la vettura provocando lesioni gravissime al suo conducente. Il motociclista viene scagionato in primo grado dall'accusa di lesioni personali colpose perché il mancato rispetto della precedenza da parte della vittima è ritenuto elemento determinante. In Appello, il giudizio viene ribaltato: l'eccessiva velocità della moto, sintomo di imprudenza, ha impedito al motociclista di evitare l'impatto.
In Cassazione l'imputato ha provato a far valere il "diritto di precedenza" ma " il giudice penale, nell'accertamento della responsabilita' delle persone coinvolte in un incidente stradale, non e' vincolato a rigidi schemi interpretativi che seguano le norme del codice della strada, ma deve accertare in concreto il comportamento tenuto dagli automobilisti per verificare se in esso siano ravvisabili profili di colpa".
A.P.