23/01/2012
No alle adozioni facili. Il monito della Cassazione giunge
forte e chiaro dopo aver esaminato il caso di una mamma dal passato
difficile che, messi alle spalle i guai,
ha voluto che le fosse concessa una seconda possibilità con il figlio naturale.
Il Procuratore generale aveva presentato ricorso in Cassazione chiedendo il
ripristino dello stato di adottabilità di un bambino musulmano, sulla base di comportamenti
intemperanti della madre. Con ordinanza n. 330/2012, la Corte ha voluto porre
l'accento proprio sulla concessione della possibilità alla donna di prendersi
nuovamente cura del figlio.
Ovviamente, solo dopo aver riscontrato come "il
processo di autonomia e di maturazione della donna stia procedendo con esiti
positivi, grazie non soltanto all'impegno
suo e del compagno, ma anche al lungo e faticoso lavoro di assistenti sociali,
educatori e responsabili della comunità di accoglienza, i quali hanno dato un
fondamentale sostegno alla diade madre-figlio, consentendo al minore di
assorbire senza eccessivo disagio le intemperanze comportamentali della madre,
certamente turbolenta, anche per il suo difficilissimo passato e a volte
delegante, ma mai abbandonica verso il figlio che, come osservato dagli
operatori, e' un bambino sereno, sorridente, senza alcun problema psico-fisico
ed evolutivo".
Alberta Perolo