04/08/2011
Lui puzza e lei non vuole rapporti, lui insiste: è violenza sessuale. La cosa in un primo momento può far sorridere, ma in realtà nasconde un dramma familiare di non poco conto. Un pastore siciliano costringeva la moglie a rapporti appena rientrato dal pascolo delle pecore, senza prima farsi una doccia. La donna, esasperata dopo aver chiesto più volte al consorte più volte di lavarsi, si è rivolta ai giudici. In primo grado nel 2007 l’uomo era stato condannato a nove anni di reclusione dal Tribunale di Caltagirone, che aveva considerato stupro il suo comportamento verso la moglie ripetuto per lunghi anni, dal febbraio 1992 all’agosto del 2006. Però la Corte di Appello aveva ridotto la condanna a soli due anni, ritenendolo colpevole di maltrattamenti, facendo sparire la violenza sessuale sostenendo che la moglie L.G., contraria ai rapporti, comunque finiva per cedere volontariamente. Ma dalle carte risulta qualcosa di ben più drammatico: alla moglie, infatti, l’uomo immobilizzava le mani e procedeva nei suoi intenti “senza aderire affatto alle richieste del coniuge di effettuare la necessaria igiene corporale”.
Ieri la sentenza della Cassazione (numero 30364) che ha dato ragione alla donna: “La peculiarità dei motivi del dissenso non eliminava il dissenso medesimo, per cui i rapporti sessuali, laddove imposti con la forza dall’uomo, erano e restavano violenti”. Insomma, si tratta di violenza sessuale. In base a queste motivazioni ora i giudici catanesi dovranno rivedere la propria posizione.
M.M.