Giovanni Falcone, un giudice italiano

Il documentario di Rai Storia sul magistrato ucciso a Capaci nell'anniversario della strage di via d'Amelio

19/07/2011

Dixit presenta “Giovanni Falcone, un giudice italiano” di Cristina Fratelloni, un documentario in onda stasera alle 21.30 su Rai Storia  Nel giorno in cui ricorre l’anniversario della scomparsa di Paolo Borsellino, che ha seguito di solo 57 giorni la morte di  Giovanni Falcone, a Capaci, "Dixit" di Giovanni Minoli, ricorda i due magistrati scomparsi e fa il punto sulle indagini in corso sugli attentati in cui hanno perso la vita. Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta: “Possiamo dire con certezza che Paolo  Borsellino era a conoscenza della cosiddetta trattativa già dal  28 giugno 1992. Noi abbiamo motivo di ritenere che la strage di via d’Amelio si inserisca  in questo percorso di trattativa tra Stato e Cosa Nostra”.

Così, accanto alla biografia inedita del magistrato palermitano Giovanni Falcone, ed un ricordo del suo collega Borsellino che apre la puntata, Dixit, a distanza di 19 anni, vuole approfondire  quanto sta emergendo di oscuro nelle stragi di Capaci e di Via d’Amelio, fino a quelle del 1993, anche alla luce delle novità emerse dalla recente riapertura delle indagini da parte della procura di Caltanissetta. E nel ricordare quella drammatica stagione del ‘92, Claudio Martelli, allora ministro della Giustizia,  rivela che  rischiò di perdere il ministero per essere spostato alla Difesa. Alcuni politici allora lo accusarono di aver “esagerato nella lotta alla mafia”. Ricorda Martelli: “Quanti avevano  convissuto con la mafia. Convissuto non vuol dire che erano andati a braccetto, magari l’avevano subita, ma pensavano che si sarebbe fermata. Qualche cadavere eccellente ogni tanto, ma non un’aggressione  di tipo terroristico e stragista”. Martelli parla, inoltre, della cosiddetta trattativa e della solitudine con cui dovette firmare  i provvedimenti carcerari del 41 bis che nessun altro volle firmare. Nella puntata, ampio spazio viene dato anche al fallito attentato dell’Addaura del 1989 che aveva per bersaglio Giovanni Falcone. E l’ipotesi che lega l’Addaura a Capaci e via d’Amelio, vede la presenza di soggetti appartenenti alle istituzioni deviate che potrebbero aver dato suggerimenti o garanzie di impunità a Cosa Nostra.

Numerose le testimonianze presentate nel corso della puntata, tra le quali quelle di Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Falcone; la sorella di quest’ultimo, Maria; i magistrati Leonardo Guarnotta, Giuseppe Ayala e Giuseppe Di Lello; gli avvocati Fernanda Contri e Francesco Crescimanno; i giornalisti Francesco La Licata e Marcelle Padovani.

Eugenio Arcidiacono
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