06/05/2012
Giancarlo Magalli con Debora Salvalaggio e Elisa Silvestrin, in posa durantela presentazione della trasmissione: ''Mi gioco la nonna'' (foto e copertina Ansa).
Il 18 maggio, venerdì, torna dopo tredici anni su Raiuno in prima serata con “Io mi gioco la nonna “, che definisce “un brutto format tedesco che per fortuna abbiamo spreadizzato sino a renderlo più rassicurante”.
La nonna, in questo caso è una specie di valore massimo che nel meccanismo del gioco ha il valore del jolly in un mazzo si carte.
Quindi niente lesa maestà, anzi. La notizia di per sé non è di quelle che non ti lasciano dormire, ma il personaggio Giancarlo Magalli, uomo libero che dice quello che pensa perché lo pensa davvero, merita un po’ di attenzione.
“A parte il ritorno a casa di Mamma Rai, perché le altre reti sono al massimo cugine o cognate", dice Magalli, "non vedo l’ora di apparire in una trasmissione dove non ci sono gare di cuochi, tronisti e naufraghi, giudici che fanno simpatia o antipatia, cantanti e ballerini che si fingono amici ma si odiano cordialmente, gieffini di lungo corso. Insomma la nostra Tv”.
Parla così l’uomo che, dopo aver essere stato, da magro, il primo animatore del primo villaggio turistico italiano, approdò in Rai come autore nel 1977, lavorò in radio con Gianni Boncompagni e fu lui a inventare il “famigerato” gioco dei fagioli che faceva impazzire l’Italia televisiva del mezzodì, quando Raffaella Carrà al top della carriera, chiedeva quanti ce ne fossero in un enorme vaso. Una sciocchezza? Forse, ma diventò una specie di frenesia. Poi Giancarlo ha percorso tutte le strade proposte dalla toponomastica della Rai.
“Nei secoli fedele? No, semplicemente coerente a una linea di correttezza che una volta abitava in Rai e ora ha traslocato".
La sua formazione scolastica si solidifica all’Istituto Massimiliano Massimo, la scuola romana dei Padri Gesuiti dove ha come compagni di classe Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo. Ma deve cambiare scuola per una lite con lo storico preside dell’Istituto Franco Rozzi.
In Rai Magalli fu “epurato” insieme a Baudo e alla Carrà e a Fabrizio Frizzi che si salvò quando ottenne di condurre “I soliti ignoti”, vaticinato un flop sicuro ma poi rivelatosi un successo. L’epuratore, secondo Giancarlo, è stato Fabrizio Del Noce, allora dominus incontrastato di Raiuno. Del resto l’abitudine di dire quel che pensa, ma mai in modo sgarbato, lo ha fatto litigare con un sacco di dirigenti, e quasi tutti i direttori di Raiuno.
Fu così che divenne l’uomo del mattino di Raidue in quelle trasmissioni inutili e futili inventate dall’onnipresente Michele Guardì. Un porto tranquillo, modestamente inutile per le capacità di Giancarlo, soprattutto eccellente autore.
Il regista Mario Monicelli durante le riprese di "Amici miei" (foto Ansa).
Ora la Rai lo richiama in servizio permanente effettivo, ma non solo per “giocarsi la nonna”. Esiste già un avviato progetto per uno show in prima serata che andrà in onda in autunno: si parla di una specie di “Amici miei”, il film di Germi poi concluso da Monicelli che s’è dimostrato irripetibile quando l’hanno voluto riportare sullo schermo, ambientandolo nella Firenze medicea.
Con lui dovrebbero esserci Maurizio Costanzo e Claudio Lippi mentre la presenza femminile dovrebbe essere Vanessa Incontrada. Questo show nasce perché la Rai, col budget ridottissimo a disposizione, ha rinunciato a trasmettere “The voice”, un talent show che ha successo in tutto il mondo e che era decisamente anomalo perché i soliti giudici dovevano votare per le voci dei concorrenti senza poterli mai vedere. Il progetto costava dieci milioni di euro. Quindi se i sessantacinquenni Magalli e Claudio Lippi e il settantaquattrenne Costanzo vareranno "Amici Miei", costeranno molto di meno. Così, tanto per restare amici.
Gigi Vesigna