Piroso, il duro con leggerezza della Tv

Il direttore delle news di La7 parla del suo nuovo programma e dell'ipocrisia che circonda l'informazione

19/05/2010
Antonello Piroso
Antonello Piroso

Ha fama di essere uno facile all'ira, ma nei suoi programmi non ci sono mai risse e tutti riescono a esporre con chiarezza il loro pensiero. Antonello Piroso è con Lilli Gruber il volto simbolo dell'informazione di La7. Se a lei è riuscita l'impresa di occupare da sola la poltrona pregiata della prima serata di “Otto e mezzo” un tempo divisa da Gad Lerner e Giuliano Ferrara, lui si diverte a spalmare la sua presenza lungo tutta la giornata. Oltre a dirigere le news e lo sport e a condurre il Tg della sera, da qualche settimana si è ritagliato un suo spazio tutto per sé alle 10 del mattino in cui si diverte a commentare con leggerezza e ironia notizie di cronaca, di politica, di costume: “Omnibus (AH)iPiroso”.

Perché un titolo così bizzarro?  
«Per irridere la moda di spacciarsi per esperti di nuove tecnologie. Tutti parlano di iPad, iPod, iPhone... Ma c'è anche un'altra lettura: ahi allude al lamento del pubblico che dopo “Omnibus” si ritrova ancora un'ora con me. Visto che mi piacciono i giochi di parole, all'interno del programma c'è anche una rubrica: “C'è morchi@ per te”. Precisato che la morchia non è una parolaccia, ma il deposito che l'olio d'oliva lascia sul fondo, in questo spazio mi diverto a riproporre le migliori smentite a notizie pubblicate nei giornali. Quei minuetti meravigliosi in cui la smentita è seguita dalla controreplica del giornalista colto in castagna per aver dato una notizie in parte o del tutto falsa in cui di solito si dice: prendo atto bla bla bla, ma confermo in sostanza quanto ho scritto».

Perché va in onda al mattino? Non doveva rifare “Niente di personale” in prima serata?
«Lo so che circola l'idea secondo cui la rete mi ha dato questo spazio come risarcimento per la mancata messa in onda di “Niente di personale”, ma è una fesseria. Semplicemente visto che “Omnibus” al mattino fa il 7% di share medio a fronte di una media di rete del 3% mi hanno chiesto di allungarlo di un'ora».

A proposito di ascolti, “Ballarò” ha fatto il pieno con lo scontro fra Massimo D’Alema e il condirettore del “Giornale” Alessandro Sallusti. La rissa in Tv paga sempre?
«Quando capita al di là delle tue intenzioni, gli ascolti si impennano e la cosa finisce lì. Ma se diventa la regola, sei costretto ad alzare sempre di più il tiro della provocazione e il pubblico alla fine si stanca».

Una giuria di 28 firme della carta stampata, da “Repubblica” a “Libero” ha attribuito al direttore del Tg1 Augusto Minzolini il TeleRatto 2010  per la faziosità e la preminenza data a notizie frivole. Da direttore è d’accordo?
«No, per niente. Ognuno fa il Tg che pensa sia giusto fare. Il Tg3 di Sandro Curzi veniva chiamato “Telekabul” e lui andava orgoglioso della sua faziosità. Il mio amico Minzolini forse può avere esagerato, ma da sempre il Tg1 ha avuto come referente il Governo. Finché la Rai sarà in mano ai partiti, è ipocrita parlare di un Tg di tutti gli italiani. Da anni si parla di una riforma del servizio pubblico, ma non si farà mai nulla perché una Rai lottizzata fa comodo a tutti. E in quanto ai giornali, non va cert molto meglio. Accusano Minzolini dare spazio alle notizie frivole a scapito di quelle davvero importanti. Ma chi decide quali notizie sono davvero importanti? E, in ogni caso, ogni giornale “nasconde“ sempre notizie che altri invece danno. Prima di fare del facile moralismo nei confronti del lavoro di altri colleghi, io ci penserei su due volte».

Se dovesse lasciare La7, meglio la Rai o Mediaset?
«Mediaset. Almeno lì sai che c'è un solo padrone a cui devi rendere conto e non dodici».

Eugenio Arcidiacono
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