14/02/2012
Eleganti
sedie dal design innovativo, solidi tavoli e scrivanie, ma anche librerie
robuste e tanti prodotti decorati con le vivaci grafiche Naj-Oleari: tutto
rigorosamente in cartone riciclato. Per la prima volta un negozio vende
esclusivamente arredamento di carta ad alta ecosostenibilità: è P-One che apre i battenti il 17 febbraio
a Lanzago di Silea, in provincia di Treviso. Il progetto nasce dalla
collaborazione tra Pro-Gest, il primo gruppo privato in Italia nella produzione
di carta e Publiremor, società specializzata nella realizzazione di strumenti
di comunicazione.
«È
stata una grande intuizione
- spiega Tiziano Remor, amministratore delegato di Publiremor –. Grazie all’adozione di tecnologie evolute,
dalla stampa digitale su cartone a innovativi sistemi per il taglio e la
cordonatura, P-One è in grado di dimostrare come si possa donare nuova vita a
una materia prima proveniente dal riciclo, e soprattutto come si possa farlo in
modo estremamente all’avanguardia e accattivante, garantendo la qualità di un
prodotto di design al 100% made in
Italy, al 100% riciclato e al 100% riciclabile, concludendo così in modo
spettacolare la filiera della carta gestita dal gruppo Pro-gest fin dalla sua
origine nelle numerose cartiere del gruppo».
A
essere garantita è anche la resistenza dei prodotti,
testati per sopportare tensioni e pressioni standard di un qualsiasi mobile in
legno o altro materiale: la sedia Giulia e la libreria Qubo, per esempio, sono
omologati secondo le normative CE. «Quello dell’arredamento e del design
ecosostenibile è solo uno dei tanti possibili utilizzi –
spiega Bruno Zago, amministratore
delegato PRO-GEST – che la materia prima cartone riciclato può
consentire, procurando una complessiva riduzione dell’impatto ambientale del
prodotto, dalla sua realizzazione, al suo trasporto al suo smaltimento. Si
tratta di un nuovo modo di pensare alle materie prime: dobbiamo imparare a immaginare
che dal rifiuto si può donare nuova vita a un materiale, che esistono infinite
possibilità di reinventare i prodotti che siamo abituati ad usare».
Martina Mosca