01/07/2012
Coloratissima, la moda spagnola ironizza sulle sue tradizioni (capo di Rosalita McGee).
Il calcio d’inizio tra Italia e Spagna della finale degli Europei di football non è stato ancora battuto, ma già le rispettive tifoserie cercano di scodellare in rete i primi gol.
In gioco questa volta non ci sono il pallone e lo sport, ma altri tre settori in cui i due Paesi eccellono a livello internazionale. In inglese li hanno riassunti nelle tre F: food, furniture and fashion. Ovvero, gastronomia, design e moda.
Pareggio sulla dieta mediterranea
La dieta mediterranea, considerata la più sana del mondo, al punto da essere stata iscritta tra i Patrimoni dell’Umanità dall'Unesco, accomuna in un bel pareggio le due Nazioni affacciate sul Mare Nostrum. Ma certo anche in questo campo non mancano le rivendicazioni campaniliste.
Se gli spagnoli pasteggeranno stasera davanti allo schermo durante la partita a suon di tapas, magari sorseggiando un buon gazpacho (zuppa che più mediterranea non si può con i suoi ingredienti solari: peperoni, cetrioli, pomodori, aceto di vino di Jerez de la Frontera)
e assaporando qualche fetta di jamon de pata negra (uno dei salumi più rinomati al mondo), certo gli italiani non saranno da meno, con una bella pizzata tra amici e un piatto di maccheroni magari freddi, come richiede la stagione.
Bollicine al pareggio anche per brindare l’eventuale vittoria: un Cava nella Penisola iberica, prosecco, Trentino o Franciacorta nello Stivale.
Del resto, siamo nelle terre natìe di alcuni dei più grandi chef al mondo: Ferran Adrià è il capitano della “nazionale” dei cuochi spagnoli. Da noi si contendono la fascia celebrità della cucina come Gualtiero Marchesi e Massimo Bottura.
Formaggi: vince l'Italia
Ma è nel settore dei formaggi che la vittoria la strappiamo decisamente noi italiani. Già, stando ai dati,
nel 2011, l’export di formaggi italiani ha superato quota 50% dell’import del Paese dei toreri. Pare proprio che gli spagnoli vadano ghiotti di mozzarella, Grana padano, Parmigiano reggiano e provolone.
Grande richiesta anche per il gorgonzola: pensate che ne sono state esportate ben 619 tonnellate.
E per mantenere alto il livello di export anche nel 2012 il Consorzio per la tutela del formaggio gorgonzola di Novara ha messo in piedi un progetto specifico per la Spagna: sette cuochi spagnoli hanno accettato di preparare piatti a base del noto formaggio erborinato nei loro ristoranti.“Gorgonzolab” – questo il nome del progetto che chiuderà a fine anno – ha già raggiunto le più importanti città della Penisola iberica: iniziando da Siviglia e passando per Malaga, è approdato a Barcellona e nella capitale, Madrid. Il Consorzio punta alla valorizzazione e alla promozione del tradizionale formaggio italiano, e mira a diffondere la sua conoscenza tramite un vivace passaparola tra gli assaggiatori.
Alla mano i dati forniti da Assolatte (che per il 2011 indicano una crescita complessiva del 3% rispetto al 2010), vediamo un po’ i numeri dei movimenti del mercato del formaggio dall’Italia alla Spagna: 5.200 sono le tonnellate di mozzarella vendute (+13% ); Grana padano e Parmigiano reggiano raggiungono nel complesso le 2.200 tonnellate; il provolone si attesta sulle 1.266 tonnellate. Ma il formaggio che ha visto impennare la curva della richiesta è il pecorino: l’esportazione è praticamente raddoppiata.
La Spagna quest'estate fa tendenza e anche la nostra Maison Moschino trae ispirazione nella sua collezione dal traje de luz dei toreri.
Passando al settore del design, da sempre eccellenza del nostro Paese, anche in questo caso la Spagna cerca il pareggio e lo trova mettendo la creatività di alcuni dei suoi più grandi designer (un nome tra tutti al femminile, Patricia Urquiola) al servizio dei più noti produttori italiani di arredamento e decorazione.
Moda: la Spagna dei fatturati
E passiamo infine alla moda, dove la Spagna ha cercato in questi anni il grande sorpasso. E non lo ha fatto puntando alle vette del lusso e dell'estetica quasi irraggiungibile dei nostri sarti, da Armani a Miuccia Prada, da Krizia alla Biagiotti. Lo ha fatto nel settore dell’abbigliamento a prezzo più contenuto, della moda davvero per ogni tasca. Tra tutti basta nominare il gruppo Inditex, che oltra al celeberrimo marchio Zara annovera catene di successo tra i giovanissimi come Berschka, Stradivarius, Pull and Bear, Oysho.
In un periodo di forte crisi generale
il gruppo ha fatto segnare nell’anno 2011 1,9 bilioni di euro di reddito netto, il 12 per cento in più rispetto al 2010, creando nel mondo 9.374 nuovi posti di lavoro. Attualmente gli impiegati sono 109.512. Ma il gruppo Zara non è stato l’unico in questi anni a lanciare nel mondo il gusto spagnolo del vestire.
Mentre il gruppo Mango ha chiuso il 2011 con un fatturato di 1,4 miliardi di euro, in crescita dell’11 per cento rispetto all’esercizio precedente (di cui l’82 per cento viene dall’export) aziende come
Custo e Desigual sono riusciti ad imporre anche tra le ragazze italiane uno stile divertito e coloratissimo che è diventato sinonimo di moda spagnola.
Insomma, in attesa del calcio d’inizio, la sfida simpaticamente sportiva è già nell’aria. Tra due Paesi che sono da sempre molto vicini, non solo per quanto riguarda l’amore per il pallone, ma soprattutto per l’allegria mediterranea, la grande creatività e e il gusto del vivere.
Giusi Galimberti