28/09/2011
Una delle ragazze del Parini che ha sfilato.
La moda entra in uno dei più storici licei classici milanesi. E siccome il Parini è fin dai tempi de La Zanzara, il giornale scolastico forse più noto di tutti i tempi, che fece tanto parlare di sè negli anni Sessanta per le posizioni femministe, ecco ritornare in campo le polemiche.
La stilista Chiara Boni ha trasformato infatti per un giorno lo scalone centrale della scuola di via Goito, a Milano, in una scenografica passerella, su cui hanno sfilato venti studentesse selezionate. Location bellissima, come direbbero i modaioli, e splendide anche le ragazze, che hanno sfilato con la professionalità di autentiche top model.
Ma quella che per il preside Carlo Arrigo Pedretti era solo un'occasione per "svecchiare l'immagine della scuola" (sono sue parole), in realtà si è trasformato in un boomerang.
L'Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) ha trovato infatti l'iniziativa assolutamente diseducativa e, in un ritorno di femminismo contemporaneo, anche alcune studentesse del collettivo Rebelde hanno protestato. La motivazione? Inaccettabile incentivare le ragazze alla cultura del velinismo.
Davvero per il preside non ci voleva, visto che già da alcuni mesi sta affrontando ben più serie polemiche a causa di una guerra scoppiata tra genitori e professori, a colpi di querele.
Due i professori coinvolti, un insegnante di inglese e una di matematica, pronti a chiedere il trasferimento già dallo scorso anno scolastico, a causa dei continui attacchi da parte delle famiglie dei ragazzi per i metodi di insegnamento. Il preside aveva dovuto fare intervenire un ispettore ministeriale per fare chiarezza. Tutto sembrava risolto: la prof di matematica pronta a essere trasferita, l'insegnante d'inglese confermato con gli encomi dell'ispettore e lettera di stima delle classi.
Finita la guerra è però iniziata una nuova battaglia, a partire da questo inizio di anno scolastico. Colpa di un blog gestito dalle mamme e dai papà dei liceali da cui è partito un carteggio velenoso. Il professore d'inglese ora però è giunto alla querela e spiega: «Sul blog post diffamatori, scritti da chi non ha nemmeno figli nella scuola. Un attacco personale, mentre da studenti, preside e ministero ho avuto dimostrazioni di stima e fiducia».
Giusi Galimberti