25/06/2010
Altro che fannulloni. In fatto di lavoro e di ferie gli italiani stanno diventando sempre più stakanovisti, avvicinandosi ai super-lavoratori per eccellenza, ovvero i giapponesi. Secondo una ricerca commissionata dal sito di viaggi Expedia a Harris Interactive, l'atteggiamento degli italiani verso le vacanze sta cambiando: quest'anno il numero di giorni di ferie in media è aumentato arrivando a 32,5; eppure è aumentato anche il numero di connazionali che ammettono di aver rinunciato a una parte delle vacanze (49% contro il 44% del 2009). In Europa gli italiani si piazzano primi per giorni di ferie avanzati (in media 6), secondi solo ai sudditi del Paese del Sol Levante, che avanzano nel piano ferie addirittura il 45% dei giorni.
Nel panorama europeo, quelli che alle vacanze proprio non rinunciano sono i francesi, con 37,5 giorni di ferie disponibili e 34,5 goduti. I tedeschi, invece, si confermano "work addicted" (cioè lavoro-dipendenti): il 33% dichiara di aver cancellato o rimandato le vacanze per impegni professionali. Bel diversi i danesi: a loro è capitato soltanto nel 13% dei casi.
Ma perché si rinuncia ad andare in ferie? Il 10% degli italiani dice di farlo per solidarietà con il proprio partner che non può andare in vacanza; molti preferiscono essere pagati per le ferie non godute; altri non partono a causa degli impegni scolastici dei figli. Sono poi in tanti a dire di sfruttare di più i fine settimana per volare da qualche parte o di optare per il classico "mordi e fuggi" con soggiorni di pochi giorni. Expedia rivela infatti che la durata media dei viaggi degli italiani è in media inferiore a quella di gran parte degli altri Paesi europei.
Chi rinuncia di più alle vacanze estive? Le donne più degli uomini: dimostrazione, questa, che le pari opportunità, anche in fatto di ferie, sono ancora lontane. La ricerca rivela che le donne dispongono in media di 28,5 giorni di ferie all'anno, contro i 31,5 degli uomini, e mediamente ne sfruttano 23, contro i 26 sfruttati dagli uomini. Quanto alle fasce di età, i giovani tra i 25 e i 34 anni sono quelli costretti alle maggiori rinunce: 23 giorni di vacanza, contro i 25 delle fasce tra 18 e 24 anni e tra 35 e 44 anni e i 28 giorni dei lavoratori tra 45 e 54 anni. Tra Nord e Sud, i lavoratori meridionali sono meno propensi a partire, anche se non necessariamente meno vacanzieri: al Sud, infatti, molti magari sfruttano la naturale vicinanza alle località di mare, senza dover prendere il volo per lidi lontani.
Giulia Cerqueti