22/03/2013
Il telescopio Plank ha permesso di "fotografare" l'universo a 380 mila anni dopo l'istante zero.
Un universo “perfetto” o quasi. Che conferma il modello teorico del big bang, ma al tempo stesso riserva qualche sorpresa agli scienziati. E pone, quindi, nuove domande. È quanto emerge dalla nuova mappa – la più precisa mai realizzata – della “radiazione di fondo” che permea il cosmo. La traccia fossile della creazione. A disegnare questa nuova mappa è il telescopio spaziale Planck, che – osservando l'universo non nella luce visibile, ma nel campo delle microonde – ha permesso di “fotografarlo” così com'era appena nato. Esattamente a 380 mila anni dopo l'istante zero. Quasi nulla in confronto a un'età di 13,82 miliardi di anni, misurata con precisione proprio dalla navicella dell'Agenzia Spaziale Europea.
L'immagine che pubblichiamo registra i primi vagiti dell'universo sotto forma di piccolissime variazioni nella sua temperatura. Fluttuazioni che hanno determinato variazioni nella densità della materia, gettando i semi per la formazione delle stelle e delle galassie. I dati raccolti in 15 mesi di attività dall'osservatorio spaziale Planck confermano una fortissima espansione dell'universo all'inizio della sua vita. Come la crescita di una bambino. È quella che gli scienziati chiamano fase dell'inflazione. La navicella ci ha fornito anche la più vecchia fotografia del creato. Qualcosa molto diverso da come lo conosciamo oggi. A 380 mila anni dal big bang, infatti, l'universo era una “zuppa” caldissima e superdensa fatta da protoni, elettroni e fotoni. La temperatura era di 2700° C, oggi è di appena 3° sopra lo zero assoluto.
Come abbiano detto, la mappa tracciata da Planck conferma le previsioni degli scienziati, ma fornisce anche qualche informazione in più. Intanto, mostra una singolare anomalia nella temperatura media, che non appare uniforme in tutta la volta celeste. E poi misura in modo più preciso la quantità dei “mattoni” che formano l'universo. La comune materia, quella che forma stelle, pianeti e galassie, è appena il 4,9 per cento del totale. La materia oscura, che si può osservare solo indirettamente, attraverso l'influsso gravitazionale, raggiunge il 26,8 per cento: un po' più delle precedenti stime. L'energia oscura, per contro, quella che accelera l'espansione dell'universo, sembra contare un po' meno del previsto. E il resto? Per gli scienziati c'è ancora molto da fare.
Giancarlo Riolfo