25/01/2012
Convincere 800 milioni di utenti di Facebook a cambiare “casa” è una missione ardua, se non impossibile. Eppure Google ci riprova, dopo i tentativi con Wave e Buzz, partendo da un suffisso “+” al proprio nome: Google+ (o Google Plus) è la nuova creatura del colosso americano del Web. Lanciato lo scorso 28 giugno, ha già raggiunto a fine 2011 la considerevole cifra di 62 milioni di utenti registrati. È un social network simile a Facebook ma, al posto dell’elenco di amici, ci sono varie “cerchie” (circles) di persone, aggregate a piacimento dall’utente in base a interessi o rapporti personali (amici, colleghi, parenti, compagni di scuola o di calcetto...); questa suddivisione permette una condivisione selettiva dei contenuti, sia in entrata (ciò che i nostri amici pubblicano e che apparirà nella bacheca, che su Google+ si chiama “stream”) sia in uscita (si può decidere facilmente chi-vedrà-cosa di quel che pubblichiamo). Altre caratteristiche di Google+ sono i “temi caldi”, dei contenuti che appariranno autonomamente nello stream, in base alle preferenze inserite nel profilo personale e, soprattutto, in base al numero di clic di gradimento espressi dagli altri utenti; una sezione di giochi separata e meno invasiva, per evitare di essere inondati da richieste di fanatici dei social games; applicazioni, chat e videochat (videoritrovi) molto efficienti e un’integrazione con l’universo dei device portatili Android (smartphone e tablet) che rappresenterà, in prospettiva, un’arma micidiale nei confronti di Facebook.
Siamo solo all’inizio di questo duello fra social network: Facebook, nell’immediato, non ha nulla da temere, anche perché finché non si creerà una massa consistente di utenti “veri” (una parte degli utenti dichiarati da Google+ ha aperto un profilo soltanto per curiosità, senza pubblicare nulla), non si potrà parlare di rivalità. Ma l’enorme potenziale di strumenti a disposizione di Google, unita alla maggiore capacità di monetizzare il proprio business, potrà, nel medio periodo, ribaltare le sorti del confronto, senza dimenticare che sono molti gli utenti insoddisfatti di Facebook, infastiditi dai troppi cambiamenti alla piattaforma subiti di recente e da una gestione della privacy a dir poco bizantina.
Federico Polvara