18/05/2011
Il Laboratorio di tecnologie dei materiali del Centro Enea di Trisaia (Mt) sta lavorando a un progetto che aprirebbe una nuova frontiera nel futuro dell'edilizia, limitando i consumi energetici e imprimendo una svolta decisiva nell'attenzione all'impatto ambientale. Si tratta di utilizzare i derivati delle rocce impermeabili vulcaniche per costruire edifici in cemento armato e i primi esperimenti sull'impiego delle fibre di basalto nel calcestruzzo in sostituzione dell'acciaio hanno dato risultati incoraggianti.
Come racconta lo stesso Piero De Fazio, responsabile del progetto, «le barre in acciaio e quelle contenenti fibre di basalto hanno proprietà meccaniche del tutto comparabili. Tuttavia le seconde sono superiori alle altre fibre in termini di stabilità al calore, isolamento termico e sonoro, durabilità e resistenza alle vibrazioni e alla corrosione». Inoltre, la caratteristica veramente distintiva del basalto rispetto all'acciaio è la sua facilità di lavorazione che comporta un minor impiego di energia e, di conseguenza, inferiori emissioni di anidride carbonica. Secondo i dati sulla carta dei ricercatori, sostituendo con il basalto il 5% dell'acciaio usato nell'edilizia in un anno (25 milioni di tonnellate) si otterrebbe un risparmio energetico pari a quello di una centrale da 500 Mw attiva per 8000 ore all'anno, con un'emissione di Co2 nell'atmosfera ridotta di oltre 700mila tonnellate.
E come se non bastasse lo smaltimento del basalto è ancora più comodo: «Normalmente lo smaltimento in discarica delle costruzioni edili in calcestruzzo-acciaio necessita di una separazione preliminare dell'armatura metallica dalla parte cementizia per il riciclo. Con l'utilizzo dei rinforzi in fibra di basalto, invece, non è più indispensabile ricorrere alla separazione dei due componenti prima di riciclare i materiali».
Redazione 2C Edizioni