A giugno il sole è “cattivo”

Allarme soprattutto per i bambini. Le mamme italiane commettono molti errori, a cominciare dalla crema solare

09/06/2011

Negli ultimi decenni la convinzione che il sole facesse bene e rinforzasse la nostra salute ha diffuso abitudini sbagliate: via la maglietta, il cappello o altri indumenti che potessero fare da scudo. I bambini degli anni della "rivoluzione al sole" sono gli adulti o anziani di oggi e la conseguenza di questa idea sbagliata è sotto gli occhi di tutti: pelle precocemente invecchiata con rughe e macchie e aumento dei tumori cutanei (melanomi ed epiteliomi). Ma oggi abbiamo imparato qualcosa? Sembra proprio di no. Uno degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del buco nell'ozono è proprio l’assottigliarsi di quello "scudo" naturale che filtra i raggi ultravioletti, con la conseguenza che il sole è diventato ancora più pericoloso per la salute della pelle. Soprattutto per i bambini e già nel mese di giugno.  Lo spiega il professor Marcello Monti, docente di Dermatologia dell’Università degli Studi di Milano.

La crema solare è più dannosa che utile?

«In spiaggia vediamo mamme premurose che spalmano i propri bambini con crema solare ad alto fattore di protezione in quantità pari alla marmellata sul pane e poi se li dimenticano al sole. Cosa succede? La crema in parte viene assorbita dalla pelle e in parte si scioglie e, dopo qualche tempo, purtroppo non quantificabile, la protezione solare è svanita e la pelle inizia a subire i danni dei raggi ultravioletti senza che la mamma se ne accorga. I danni sono di due tipi: quelli dell’assorbimento della crema solare e quelli del sole. Ecco perché molti dermatologi oggi ritengono che la crema solare sia più dannosa che utile, perché infonde una sensazione di sicurezza o protezione che fa stare al sole per tempi sconsideratamente lunghi. I nostri bambini, in particolare, sono pieni di nei e di lentiggini solari, segno evidente del danno da raggi ultravioletti. Gli stessi bambini, un domani, saranno a rischio di tumori cutanei. Un altro errore comune è legato alla crema solare: una crema a protezione 20 protegge per il 92% mentre una crema a protezione estrema o totale protegge al massimo per il 96 %, ma è 5/6 volte più carica di filtri chimici. È, quindi, illogico utilizzare per un bambino una crema con fattore di protezione superiore a 20».

Si danneggia la pelle anche se si evitano le ore più a rischio?
«Certo. Una parte dei danni alla pelle deriva dall’ignoranza sulla fisica dei raggi solari. Tutte le mamme, per esempio, sanno che è meglio evitare ai propri bambini l’esposizione al sole dalle 11.00 alle 14.00, ma poche sanno che in questo modo si evitano una parte dei raggi UVB, i responsabili delle scottature solari, mentre non si evitano i raggi UVA, i responsabili dell’invecchiamento precoce e dei tumori. Infatti, i raggi UVA sono presenti lungo tutto l’arco del giorno in ugual misura».

Il sole di maggio o giugno non è meno rischioso?
«È un altro errore comune. Le mamme italiane ritengono che per i propri figli sia migliore il sole di maggio o giugno, quando l’aria è più fresca, ma ignorano che i raggi UV e, quindi i danni, sono al massimo proprio a maggio e giugno».

Quali sono allora le regole da rispettare?
«La prima regola è di non utilizzare creme solari in bambini fino ai quattro anni, di non esporli direttamente al sole e di proteggerli con l’ombra, il cappello, gli occhialini e la maglietta. Dopo i quattro anni continuare a proteggerli con l’ombra, il cappello, gli occhialini e la maglietta e utilizzare la crema solare, intorno al fattore 20 e solo nelle aree che rimangono scoperte. Anche la Comunità Europea è fortemente impegnata sul fronte della corretta esposizione al sole nell’età infantile al fine di limitare i danni. Le mamme, a loro volta, devono impostare per i propri figli una corretta esposizione al sole, più efficace se accompagnata dal buon esempio, ricordando che la pelle di ognuno di noi ha un conta-tempo per le ore trascorse al sole che vale per tutta la vita. La regola principale è: meno tempo al sole nell’età infantile  per stare più al sole nell’età adulta».

Redazione 2C Edizioni
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