Aerosol, missione respiro

È lo strumento più indicato per prevenire e curare infiammazioni e infezioni delle prime vie aeree

03/01/2012

Tosse, catarro, raffreddore, sinusite, bronchite, faringite: quando arriva la stagione fredda l’apparato respiratorio  viene messo a dura prova, essendo il  più esposto agli sbalzi di temperatura, ai microrganismi e all’inquinamento.  Questi fattori possono provocare l’infiammazione della mucosa delle prime vie aeree che diventa così fertile terreno di coltura per insidie di ogni genere; batteri e virus, normalmente respinti dalle difese naturali della mucosa integra, sono in grado di trasformare un banale processo infiammatorio in uno stato infettivo, che necessita di pronte cure per evitare la diffusione dell’infezione e complicazioni rilevanti come polmoniti e broncopolmoniti.

L’aerosolterapia costituisce un ottimo strumento per la prevenzione e la cura delle malattie da raffreddamento. Può essere praticata:

- a fini preventivi. La nebulizzazione per aerosolterapia può aiutare, e molto, a prevenire le infiammazioni delle vie respiratorie. Basta una nebulizzazione di sola acqua per umidificare le mucose provate dalla respirazione in ambiente disidratato. Si possono anche inalare sostanze balsamiche per il ripristino del benessere delle corde vocali e per ripristinare la mucosa respiratoria. Le sedute andrebbero ripetute proprio dopo prolungate esposizione a fattori potenzialmente scatenanti al fine di proteggere le vie aeree.
- per la cura delle forme infiammatorie. Consente di somministrare diverse tipologie di farmaci per la cura di patologie delle vie respiratorie (farmaci antinfiammatori o farmaci antibiotici, fluidificanti, espettoranti, antibiotici e mucolitici nel caso di processi infiammatorio-infettivi in atto). Inoltre nelle forme croniche, se regolarmente effettuata, l’aerosolterapia ha un effetto preventivo, evitando ricorrenti riacutizzazioni.
- per processi irritativi di natura allergica (riniti allergiche). Interessano soggetti predisposti prevalentemente nel periodo dei cosiddetti pollini, in primavera, colpendo complessivamente in Italia circa 5 milioni di persone, soprattutto giovani di 20-30 anni.

L’aerosolterapia consiste nell’introduzione nell’apparato respiratorio di una sostanza medicamentosa allo stato di "sol" a scopo terapeutico. Sol è uno stato della materia a metà tra il liquido e l’aeriforme. E’ composto, in sostanza da particelle che non sono disperse tanto quanto quelle di un gas e non sono tanto concentrate quanto quelle di una sostanza allo stato liquido.  Allo stato di “sol” le particelle possono raggiungere un’enorme superficie per effetto della dispersione e, al contempo, sono in grado di penetrare nell’apparato respiratorio, fino alle ultime terminazioni bronchiali e agli alveoli polmonari. Questi aspetti variano a seconda della dimensione delle particelle, in sostanza da quanto il proprio nebulizzatore è avanzato dal punto di vista tecnologico.

Come tecnica terapeutica, oggi la nebulizzazione per aerosol è molto utilizzata perché sostituisce l’assunzione di farmaci per via generale evitando i danni derivanti da effetti collaterali. L’impiego di farmaci a livello locale (come i cortisonici somministrati per bocca), può determinare fastidi a livello gastrico, di iperglicemia o assuefazione. La somministrazione locale per aerosol garantisce il raggiungimento di un miglior effetto terapeutico, con benefici analoghi a quelli che si otterrebbero con una somministrazione di alti dosaggi di farmaco per via generale ma con meno danni, perché il farmaco è assorbito là dove occorre.  

Nell’esecuzione dell’aerosolterapia è bene stare attenti ad una serie di fattori
che sono fondamentali per evitare il fallimento della cura. Innanzitutto ricordiamo alcune semplici operazioni prima di cominciare ogni seduta:  
1)  avere le mani pulite
2) introdurre nell’ampolla il farmaco nelle quantità indicate dal medico
3) diluire il farmaco in 2-3 ml di soluzione fisiologica, anche in questo caso seguendo le istruzioni del medico
4) applicare il tubo al compressore e sistemare in bocca il boccaglio o far aderire la mascherina sul viso (nei bambini sotto i 2-3 anni di vita che sono incapaci di usare il boccaglio)
5) eseguire l’aerosol fino all’esaurimento della soluzione contenuta nell’ampolla
6) tenere la maschera in posizione verticale in modo che aderisca bene al viso per tutta la durata della seduta, magari utilizzando un elastico. Basta infatti allontanarla anche di 1 cm perché più della metà dell’aerosol non venga inalata, disperdendosi nell’ambiente
7) il boccaglio va tenuto tra le labbra serrate, non tra i denti, senza ostacolarne il flusso con la lingua
8) a fine seduta lavarsi il viso soprattutto la nebulizzazione è stata effettuata con l’ausilio della maschera, per eliminare le tracce residue del farmaco, che potrebbero irritare la cute del viso e risciacquare la bocca con un collutorio se sono stati usati cortisonici  

In commercio si trovano prevalentemente due tipi di apparecchi
: aerosol pneumatici e aerosol ad ultrasuoni. Della famiglia degli aerosol pneumatici fanno parte gli apparecchi a membrana, particolarmente economici, ma piuttosto lenti e rumorosi, e gli apparecchi a pistone che hanno il vantaggio di fornire un nebulizzato più fine e un’affidabilità superiore. Nei nebulizzatori a pistone, attualmente i più diffusi in assoluto per il rapporto qualità-prezzo, le ampolle di vetro stanno lentamente lasciando spazio a materiali plastici infrangibili, inerti e sterilizzabili, ma che tuttavia si consiglia di sostituire periodicamente a causa di depositi e incrostazioni di difficile rimozione. Gli apparecchi ad ultrasuoni fanno della silenziosità e della velocità di esecuzione il loro cavallo di battaglia, a fronte però di una maggior difficoltà di nebulizzazione di farmaci densi come i cortisonici (ad esempio Clenil e Prontinal). Sono pertanto consigliati per saltuarie applicazioni ai bambini ed in generale a pazienti poco collaborativi.

Spesso, quando si torna a casa con l’apparecchio per aerosol, si apre la scatola e si scopre di non sapere esattamente come utilizzarlo
. La prima regola è leggere attenta­mente le istruzioni. Non perché sia in sé pericoloso, ma perché un uso sbagliato potrebbe ren­dere inefficace la terapia. Tubino, mascheri­na, boccaglio, ampolline, cioè tutte le parti mobili dell’appa­recchio, vanno lavate con acqua bollente e bicarbonato, even­tualmente con un disinfettante ad uso alimentare.

Stefania Marchisio
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