Consumiamo troppi antibiotici

Ogni giorno almeno un milione e mezzo di italiani ne fa uso. Solo francesi e ciprioti ci superano

23/02/2011

Solo in Francia e a Cipro, in tutta Europa, il consumo di antibiotici pro capite è più alto che da noi. La conseguenza è il diffondersi continuo e preoccupante dell’antibioticoresistenza. Lo dicono i dati dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che assieme al ministero della Salute hanno avviato una campagna per il consumo responsabile di questi medicinali.

Consumi in aumento

Dai dati emerge che nel 2009 il consumo nella popolazione italiana è cresciuto del 2% rispetto al 2008, anno in cui già il 44% degli italiani aveva ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico. Si può dunque stimare che ogni giorno in Italia circa un milione e mezzo di persone (2,5% della popolazione) assuma, al di fuori dell’ambito ospedaliero, un antibiotico. In ospedale, dai dati sui ricoverati, emerge che nel 2007 sono state consumate in Italia oltre 32 milioni dosi di antibiotici, e che circa 3-4 milioni di pazienti hanno ricevuto una terapia di questo tipo. Complessivamente, il rapporto Aifa-Iss ha rilevato nelle regioni italiane un trend di crescita dei consumi, saliti del 13% tra il 1999 e 2007, mentre nello stesso periodo in Francia c’è stata una riduzione del 16%.

Sempre più diffusi batteri resistenti
Il consumo sempre più diffuso e improprio degli antibiotici sta rendendo la popolazione resistente a questa classe di farmaci. A causa dell’azione di sensibilizzazione, infatti, alcuni germi patogeni importanti hanno sviluppato livelli di antibioticoresistenza che arrivano fino al 90%, mentre alcuni ceppi sono divenuti resistenti a tutti i 100 antibiotici disponibili, tanto che in un futuro prossimo si comincia a temere di non poter disporre più di alcun farmaco per combattere le infezioni. E il monito delle Autorità sanitarie vuole anche sensibilizzare medici e cittadini a un uso responsabile di queste preziose risorse.  La causa più frequente di prescrizione è rappresentata da patologie in cui possono essere implicati virus e non batteri: il 60 per cento delle prescrizioni di antibiotici per le infezioni delle vie respiratorie in realtà non servono, seguite da quelle per il sistema urinario (9%), l’orecchio (6%) e il cavo orale (6%). In particolare, tra le infezioni delle vie respiratorie, la bronchite è la causa più frequente di prescrizione, seguita da faringite, tonsillite e influenza. L’invito dell’Aifa è, quindi, di ridurre l’assunzione degli antibiotici ai casi di effettiva necessità, senza ricorrere all’automedicazione e attenendosi soltanto alle prescrizioni del medico.

Stefania Marchisio
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